giovedì 12 luglio 2012

Lo Shiba-inu


LO SHIBA-INU

Un paio di giorni fa, sono stata contattata da una famiglia che ha a casa un giovane di circa 20 mesi di Shiba inu.
A vederlo sembra un Akita inu in piccolo: identico nella morfologia, ma caratterialmente molto più attivo e dinamico.
Al di là di quello che è la sua problematica, quello che salta subito all'occhio e che colpisce chi è attento ad osservare il comportamento dei cani, è la sua straordinaria capacità comunicativa.
Anche altre razze riescono ad esprimere molto bene intenzioni e segnali, ma questo sembrava proprio fare dei "discorsi" ben organizzati e chiari.
I manuali sulle razze riportano che sia una "razza primitiva", quello che fondamentalmente vuol dire è che ha saputo mantenere nonostante la domesticazione tutte le sue caratteristiche etologiche.
Quindi: grandi abilità comunicative mature, che vuol dire che non è come siamo abituati a vedere di quei cani che piange perchè vuole la coccola, ma è di quelli che hanno rispetto per le distanze, di quei cani che per determinare il possesso di un oggetto guardano quanto è lontano dall'interlocutore; è di quei cani che si ritraggono se non reputano che sia il momento della carezza, leccano il naso per cercare di essere ancora più chiari ed infine passano far vedere i denti se l'altro non capisce di fermarsi.
E' uno di quei cani che non lascia niente al caso: la traiettoria è ben studiata, la velocità e il tipo di approccio sono sempre calcolati in base a quello che il cane vuole esprimere.
La difficoltà più grande per i proprietari è riuscire ad entrare in quest'ottica: questo cane ha bisogno per vivere serenamente in famiglia che la sua comunicazione sia accettata, capita e interloquita.


Nel giugno 2013, un' altra famiglia mi ha contatta con un giovincello adolescente di questa razza, ma non lamentavano morsi o aggressioni, piuttosto volevano imparare come comunicare correttamente col proprio cane, perchè si erano resi conto che altrimenti non potevano nè gestirlo nè tanto meno insegnargli niente.
Il contesto di vita completamente differente rispetto al primo soggetto (un contesto decisamente più aperto agli estranei) non aveva fatto sì che si sviluppasse l'eccesso di protezione nei confronti dello spazio come nel primo caso.
Rimane la diffidenza nei confronti dell'estraneo, che però non fa scattare la protezione data la grande socializzazione secondaria.
Inoltre i proprietari, anche se con qualche esitazione iniziale, hanno provato in varie occasioni a lasciare il cane libero dal guinzaglio anche in mezzo alla gente e questo ha fatto sì che il cane trovandosi da solo anche in situazioni difficili potesse valutare quanto fosse invece importante il ruolo guida dei pet-owners.
Devo dire che quello che ha aiutato e che aiuta tutt'oggi ancora molto questo secondo soggetto è la grande sensibilità della sua proprietaria, che anche senza parlare un "caninese" da manuale è riuscita e riesce a capire le esigenze del suo cane e riesce oggi, grazie a qualche concetto basilare di espressione della comunicazione non verbale che abbiamo visto insieme, a farsi capire dal suo piccolo grande samurai..........