lunedì 18 giugno 2012

L'APPROCCIO COGNITIVO

Oggi ho ricevuto la mail di una "futura" collega ed amica, che mi esprimeva la sua riflessione sulla fase di meta-apprendimento del suo cane. 
Innanzi tutto cerchiamo di capire cosa sia il meta-apprendimento: possiamo riassumere dicendo che è la capacità di imparare ad imparare. 
Ancora meglio, utilizziamo il termine coniato dall'antropologo Bateson Gregory: deutero-apprendimento. Bateson si è dedicato allo studio della pragmatica della comunicazione umana, oltrepassando i limiti della discplina stessa per dedicarsi allo studio della psiche e dei processi di interazione sociale. Il risultato da lui ottenuto e il termine coniato indicano il cambiamento nel processo di apprendimento. Dal punto di vista relazionale, Bateson ha osservato la capacità di adattare il proprio comportamento organizzandolo in base al gruppo nel quale si è inseriti.
Il meta-apprendimento è la capacità di organizzare il proprio processo di apprendimento, è la capacità di manipolare i propri schemi mentali.
Noi istruttori SIUA seguendo la metodologia dell'approccio cognitivo, diamo ai nostri cani ma anche a quelli dei nostri clienti questo tipo di bagaglio esperienziale.
allora la riflessione della mia quasi collega era sul fatto che può capitare che il cane esca dalla fase di apprendimento ed entri in quella del meta-apprendimento senza che noi ce ne rendiamo conto, ma soprattutto senza che i proprietari se ne accorgano e cosa può succedere?
A mio avviso un bravo istruttore sa riconoscere quel momento e quindi sa aiutare la coppia cane/proprietario adeguatamente, ma secondo possono nascere delle difficoltà se l'istruttore non è consapevole di quello che sta succedendo. Ecco perchè mi fanno arrabbiare quelli che credono che essere educatori-cognitivi sia dare il premietto, sia applicare le schede al momento giusto e sia non dare una patacca al cane!
L'approccio cognitivo è molto di più: è la consapevolezza di avere a che fare con dei soggetti viventi, mutabili e altamente sociali! non si può pensare che il cane sia ben educato perchè esegue delle istruzioni che ha imparato, perchè è equilibrato e ben socializzato.
Questa è una parte del lavoro educativo, è quella parte che tiene presente l'adattamento del cane nella società e quindi anche un pò del nostro vivere comodo.
Mai poi c'è l'altra componente: quella riguarda esclusivamente la mente del cane e questa un bravo educatore non se la può scordare mai! bisogna sempre tenere presente cosa vuole dire il MOMENTO in cui insegno qualche cosa. Cosa vuole dire nel qui ed ora, nella testa di quel cane, insegnargli il seduto?
Il comando di seduto è forse quello più banale, quello che quasi tutti i proprietari insegnano anche senza il bisogno di un professionista, ma che significato ha per il soggetto che ho davanti in quella precisa circostanza?
Questo è il vero approccio cognitivo e per fare questo occorre empatia, spirito d'osservazione, esperienza, chiarezza sugli obbiettivi e voglia di mettersi in gioco!
I cani ti mettono in crisi,ti obbligano ad entrare in relazione, ti impongono di ascoltare e di osservare, ti fanno continuamente cercare nuove strade perchè non si vergognano di essere soggetti unici ed irripetibili!
Ecco che cos'è il meta-apprendimento: l'utilizzo soggettivo degli insegnamenti ricevuti.
Se penso alla mia storia personale col mio cane, sono pienamente consapevole di non avergli dato nessun tipo particolare di istruzione, ma soltanto la capacità di rielaborare le situazioni per scegliere il comportamento adeguato da tenere, cioè ho voluto che imparasse ad imparare dalla vita....
Ora che ha imparato l'equilibrio e che ha acquisito le competenze necessarie per stare al mondo e che allo stesso tempo conosco i suoi limiti, posso e voglio aiutarlo maggiormente dicendogli cosa fare nelle situazioni attraverso alcuni comandi semplicissimi.
Ora so che cosa vuole dire per lui quando gli dico di sedersi o di restare fermo in un punto: non rispetta una semplice esecuzione di un comando, ma impara come ci si comporta nelle diverse circostanze....
Facciamo un esempio: gli sto insegnando a stare a terra fermo in tanti momenti diversi e in tanti posti diversi e lo sto facendo solo ora, perchè prima ho voluto che imparasse a conoscere il mondo e ho voluto conoscerlo in base alle risposte comportamentali che metteva in atto. Ora gli sto insegnando che quando siamo al parco e mi siedo su una panchina lui deve stare a terra, ma per lui è una cosa molto difficile, perchè ha sempre avuto la tendenza a controllare la situazione. Non avrei mai potuto insegnarglielo prima perchè non ne voleva sentire nemmeno di sedersi o di guardarmi, quindi ho dovuto insegnargli a stare a terra in circostanze completamente diverse e poi riproporglielo in quella che desideravo.
Ma questo è il meta-apprendimento che si acquisisce dall'approccio cognitivo.
E il rovescio della medaglia è che c'è anche su apprendimenti che sfuggono alla nostra volontà e alle nostre intenzioni....

  

mercoledì 13 giugno 2012

il rito alimentare


Il rito alimentare è una parte importante dell'educazione del cane, infatti attraverso i semplici gesti quotidiani che ruotano attorno al pasto, insegniamo al nostro amico il giusto posto che ricopre all'interno del gruppo famigliare e il comportamento corretto per ottenere una cosa così ambita!
Dal video notiamo che il primo insegnamento che ho voluto dare al cane è di rispettare il mio spazio individuale: infatti non mi salta addosso; il secondo comportamento che ho voluto gratificare è stata la capacità di mantenere una posizione di attesa: non ho mai chiesto al cane nè di sedersi nè di stare fermo, ho solo abbassato la ciotola quando stava fermo e la alzavo immediatamente quando si alzava per cercare di raggiungere il cibo, questo è un messaggio chiaro per il cane, che infatti capisce subito che se si muove la ciotola gli viene sottratta; come ultimo passaggio ho richiesto il suo sguardo per potergli dare il permesso di andare a mangiare.
Quindi un semplice gesto come quello di nutrire si può trasformare in un momento di forte valenza relazionale  ed educativa. Considerando che la comunicazione non-verbale è il piano d'incontro tra uomo e cane, anche il momento del pasto diventa un processo comunicativo intenso, dove attraverso l'attenzione dell'uno verso l'altro si stabiliscono in giusta misura i ruoli per una convivenza equilibrata.