mercoledì 30 maggio 2012

Manifestazione cinofila Cremona con Dorian

Domenica scorsa siamo andati con la famiglia ad una bellissima manifestazione organizzata nella provincia di Cremona, apposta per cani e famiglie anche con bambini.
Perchè non andare? il tempo era buono, la strada non troppa, piace a tutti stare all'aria aperta....e in più abbiamo deciso di portare anche Dorian, in fondo ci siamo detti, non ci sarà tanta gente....
Invece la festa era bellissima, molto grande e con tanta gente con tanti cani: aiuto!!!
Dorian si è lasciato prendere dalla sua emotività e all'inizio è stato difficile gestirlo, perchè non si lasciasse prendere dal suo eccesso di entusiasmo e soprattutto perchè non ci coinvolgesse nel suo vortice di emotività.
Secondo le definizioni scientifiche, il soggetto è emotivo quando si lascia trasportare dall' aspetto più elementare dell'affettività, cioè da reazioni di attenzione, di ricerca e di fuga e si manifesta a causa di un cambiamento brusco ed improvviso rispetto alla situazione di normalità.
Infatti appena scesi dall'auto si è lasciato prendere da tutte queste manifestazioni reattive: attenzione rispetto al contesto, ricerca disorgannizata tanto che non riusciva neanche a fiutare e tentativo di correre ovunque, tanto che tirava tantissimo al guinzaglio come se volesse andare dappertutto contemporaneamente.
Si definisce affettività: insieme delle reazioni psichiche individuali di fronte alle diverse situazioni determinate dalla vita; è quindi un aspetto della vita psichica indissolubile dalla vita istintiva da una parte e dal pensiero dall'altro.
Mio marito ed io abbiamo pensato in un primo momento che fosse più prudente andare via, perchè abbiamo fatto fatica a gestire la situazione soprattutto perchè non eravamo solo con Dorian, ma dovevamo preoccuparci anche dei bambini!
Ci è mancato poco che riuscisse ad agganciarci nel suo vortice di emotività e trascinarci tutti nella confusione più completa dovendo così veramente rinunciare alla giornata.
Infatti è importante quando si verificano situazioni di questo tipo mantenere la lucidità di analisi obbiettiva ed oggettiva della situazione, altrimenti non si può aiutare quel soggetto che sta vivendo lo stato confuso ed eccessivo rispetto al contesto, ad uscire dal suo turbinio e riprendere l'equilibrio.
Non ci sono "comandi", segnali di controllo, parole chiave, ordini, in quei momenti, quando un cane si trova così tanto in crisi bisogna solo aiutarlo a ritrovare l'equilibrio perso.
Quando ho visto Dorian in quello stato mentale mi è sembrato di rivederlo cucciolo: quando tirava tanto, voleva andare a salutare tutti, non riusciva a stare fermo, non riusciva ad ascoltare tanto era preso dal vortice delle sue emozioni...ha avuto una sorta di regressione spaventosa e fulminea, che ci ha sorpresi come un temporale estivo: in pieno!
Eppure questa volta sapevo cosa fare per riuscire a riportarlo alla calma e riflessività ed ho chiesto aiuto ad una collega educatrice che stava presentando il percorso di mobility.
Per prima cosa ho creduto fosse giusto chiedere aiuto per non sentirci isolati nella nostra situazione problema, infatti il primo passo per superare una difficoltà è ammettere di averla! poi ho creduto fosse giusto per il cane fare qualche cosa di conosciuto e soprattutto FARE QUALCHE COSA, infatti spesso so che è in difficoltà perchè non capisce che cosa deve fare in una situazione.
Quindi il primo passo è stato entrare nel campetto di mobility ed iniziare a fare qualche ostacolo, ovviamente non potevo pretendere la perfezione della performance! anzi non era proprio l'obbiettivo che avevo in mente: volevo solo fare qualche cosa insieme per aiutarlo a ri-focalizzare su di me, che in quel momento ero solo il peso attaccato al guinzaglio ed avevo perso un pò di smalto nei confronti del contesto...
Nel frattempo che parlavo con la collega si sono avvicinati dei bambini che lo accarezzavano e anche questo lo ha aiutato a entrare in relazione con l'ambiente.
Poi abbiamo trovato un cucciolo da poter avvicinare, una feminuccia da poter fiutare e anche qui Dorian ha iniziato a sgonfiarsi del carico emotivo, certo che non è semplice lasciarlo avvicinare a qualcuno quando è così carico: i proprietari ed anche i cani hanno paura, perchè sembra un auto treno in corsa con i freni rotti, ma so che in realtà la sua capacità di ragionamento è ancora presente, solo che i pensieri gli viaggiano a 1000 nella testa e il corpo ovviamente lo manifesta...
A questo punto era quasi ora di pranzo e con Simone abbiamo deciso di fermarci lungo il percorso tra il parcheggio e la festa, perchè c'era ombra e l'area siesta: in fondo dobbiamo considerare anche le esigenze dei bambini e ormai avevano fame!
Durante il pranzo al sacco Dorian si è sdraiato di sua volontà dietro la panchina senza muoversi tanto, si è rilassato, ha mangiato un pò di formaggio (credo che cibo e acqua in queste situazioni siano fondamentali per una buona ripresa delle capacità fisiologiche e cognitive). Poi abbiamo deciso di tornare ancora alla festa, non mi andava di chiudere a metà una giornata.
Ci siamo rimessi in moto e ha incontrato un altro paio di cagnoline con le quali ha potuto approcciarsi e di conseguenza calmarsi.
Infatti è riuscito a rientrare in equilibrio dopo circa 1 oretta...lo so, è stata una faticaccia, uno sforzo per tutti, ma visto il risultato finale è stata una grandissima gioia e soddisfazione.
All'inizio mi è venuto un gran mal di stomaco, un senso di nausea fortissimo, mentre eravamo al tavolino per il pranzo sono riuscita a mandar giù solo un arancio e con grande sforzo, l'ho fatto perchè a pancia piena il cervello ragiona meglio.
E' stata una mattina stupenda, che mi ha lasciata pienamente soddisfatta degli sforzi che mio marito ed io abbiamo fatto in tutti questi anni, è stata la mattina del cambiamento, è stata la mattina della fine dell'isolamento individuale e famigliare. Fino ad ora non avevo mai cercato aiuto, non avevo mai manifestato apertamente un disagio e non avevo mai, con molta umiltà ed orgoglio, chiesto l'appoggio di qualcuno; fino a quel momento non abbiamo mai affrontato come un gruppo le difficoltà di un componente, in quel momento siamo stati un gruppo coeso e compatto, solido, sicuro di sè, che non si è lasciato prendere dalle difficoltà, ma che ha saputo tendere la mano all'elemento più fragile e se lo è tenuto stretto e portato con se.
E' stata veramente una gran giornata, che ha segnato un cambiamento decisivo nella vita di tutta la mia famiglia e che mi ha lasciato addosso una profonda sensazione di benessere.
Finalmente siamo stati per Dorian quella famiglia e quell'appoggio che si merita da sempre.....

LE EMOZIONI, definizione

DEFINIZIONE di EMOZIONE:

Reazione affettiva di particolare intensità o meglio insieme dei fenomeni psichici e fisiologici che caratterizzano la reazione ad una determinata situazione. 
In altre parole: una classe molto ampia di comportamenti che è caratterizzata da reazioni di intensità variabile.
Categoria divisa fondamentalmente in emozioni negative e positive, le une rivolte verso comportamenti in risposta a stimoli sgradevoli, per esempio ira, collera, paura, rabbia, dispiacere; le positive invece in risposta a stimoli piacevoli, come la gioia, l'affetto e l'amore, il divertimento e così via nelle diverse declinazioni.
In genere l'emozione è seguita da un tipico comportamento che ha come fine l'adeguamento alla situazione che ha provocato la risposta emotiva; a volte invece si può instaurare un comportamento poco organizzato e scarsamente adeguato, soprattutto quando la reazione emotiva sia eccessiva rispetto alla stimolo, che può essere causa di alterazioni mentali o somatiche. 
L'emozione è una tipica manifestazione delle intime relazioni tra mente e corpo di un organismo, quale "entità psico-biologica".
Infatti un'emozione è necessariamente composta da un aspetto mentale e da un aspetto fisico. 
L'aspetto mentale è distinto in fenomeni percettivi, affettivi, reattivi.
Ad esempio: un rumore simile a quello dell'arma da fuoco (percezione) che mi ricorda (fase affettiva) una dolorosa esperienza, le cui conseguenze vorrei evitare (fase reattiva).
L'aspetto fisico dell'emozione comporta modificazioni dello stato muscolare, del funzionamento dei visceri (tachicardia, respiro affannoso) o altre manifestazioni quali sudorazione, restringimento o dilatazione della pupilla, pianto o riso, contrazione o dilatazione dei vasi sanguigni.
Queste reazioni sono in genere coordinate e diffuse e richiedono evidentemente l'attività congiunta del sistema nervoso autonomo e di quello somatico.
I centri superiori interessati alla fisiologia delle emozioni sono, oltre alla corteccia celebrale, l'ipotalamo, che influenza i centri bulbari (cardiaco e respiratori) e la sostanza reticolare, che regola opportunamente l'attività dei motoneuroni spinali e quindi la coordinazione di certi movimenti e del tono muscolare.
tratto da biografia di Dorian ed i nostri amici- il mio libro

Abstract della tesi di laurea sulla lingua di Edouard Glissant

“La lingua come strumento di identità. La Lézarde e Ormerod di Edouard Glissant”

 I) VALENZA DEL TITOLO
Questo elaborato conclusivo del percorso di laurea magistrale, in lingue e letterature straniere vecchio ordinamento, analizza e confronta dal punto di vista linguistico il primo romanzo prodotto dall’autore martinicano Edouard Glissant, La Lézarde, con Ormerod, pubblicato pochi anni prima rispetto a suddetta tesi di laurea. Per chiarire il significato del titolo si rende necessario introdurre nell’essenziale la distinzione tra lingua e linguaggio: la prima è una forma appresa, mentre il secondo è biologicamente innato. Secondo le teorie linguistiche, la lingua è quel sistema di segni proprio a ciascun popolo, così come ognuno la utilizza nel territorio di appartenenza, dove la trasmissione avviene da una generazione ad un’altra; mentre il linguaggio appartiene a tutti gli esseri umani come componente cognitiva intrinseca e costituente del corredo genetico. L’elaborato ha tenuto conto di questa prospettiva per l’analisi di questi due romanzi e sottolinea quanto l’Autore abbia realizzato una lingua completamente nuova, in grado di rappresentare la cultura di appartenenza, ma anche capace di raggiungere un pubblico internazionale. Glissant ricerca fin dall’inizio del suo percorso letterario una scrittura che fosse in grado di superare il Francese imposto dai colonizzatori, che fosse diversa da quella ribelle della corrente letteraria-filosofica della Négritude, ma che non fosse nemmeno quella esotica creola legata all’oralità dell’area francofona caraibica. Il maneggiamento linguistico così abilmente orchestrato da Glissant, diventa quindi espressione di questa nuova consapevolezza, in cui ogni individuo è in corrispondenza verso l’altro, dove non c’è più un idioma che predomina culturalmente sugli altri. La lingua si trasforma quasi in strumento di indagine sociologica per la ricerca della propria identità, lo spazio del testo diventa un luogo di incontro dove tutte le lingue si incrociano, si influenzano, si contaminano e convergono, ma rimangono loro stesse. Il termine “lingua” così utilizzato appunto nel titolo di questo elaborato, manifesta la volontà dell’Autore di superare il concetto di identità-radice e di rinnovarlo con quello di identità-relazione. Non si tratta dunque di linguaggio glissantiano, perchè l’indagine condotta non è volta soltanto all’aspetto creativo dello scrittore, ma alla concezione di una tecnica narrativa assolutamente innovativa e personale, che rispecchia la sua identità creola, antillese e martinicana, nata dalla comunione di tante individualità differenti e alle volte nemmeno affini. Una lingua squisitamente nuova, inconfondibile nei suoni e nelle strutture, colorata come la sua Terra natia, unica e praticamente irripetibile nella sua concezione, ma pienamente rappresentativa della filosofia dell’ Autore e attuale in questa nostra contemporaneità, fatta di spostamenti e di incontri. 

II) PANORAMICA DEI CAPITOLI
 - PREFAZIONE: Questo studio nasce dalla passione verso la lingua e la letteratura francofona sviluppata nel periodo post coloniale, in particolare è stato scelto Edouard Glissant perché ritenuto dalla critica letteraria internazionale il personaggio più completo nel panorama letterario di interessamento.
 - INTRODUZIONE: Necessaria per giustificare le scelte d’analisi dei romanzi e di distribuzione del materiale raccolto attraverso l’opera intera qui presentata. 
- PRESENTAZIONE DELL’AUTORE: L’analisi della sua personalità mette in risalto un personaggio attivo nel panorama culturale internazionale. Dedica la vita allo studio, all’insegnamento, all’attività culturale in senso lato. 
 - CAPITOLO I: Il primo capitolo ha il compito di introdurre il delicato argomento centrale nell’elaborato qui considerato. Per questa ragione illustra la storia delle origini della Martinica e descrive la sua realtà attuale; spiega cosa sia la Francofonia per chiarirne sia la posizione geografica, sia l’ambiente sociale e anche il contesto linguistico; espone alcune peculiarità della lingua creola, indispensabili per coglierne le tracce indirettamente presenti nelle opere glissantiane, realizzate attraverso una tecnica stilistica unica, che sarà dettagliata nei capitoli successivi. 
- CAPITOLO II: Analizza quali correnti letterarie siano contemporanee all’opera glissantiana e quale sia stata la sua posizione rispetto a queste, dal quale confronto emerge la sua totale originalità. L’Autore sostiene che il testo sia uno spazio dentro il quale il lettore possa viaggiare e incontrare l’autore. Pertanto, le pagine diventano il punto d’incontro delle molteplici identità che partecipano all’atto letterario. In questo modo Glissant comincia a delineare la concezione di mondo come arcipelago. La lingua concepita dall’Autore ha quindi il compito di rispecchiare pienamente la sua concezione di mondo e di essere umano. Egli sostiene che non possiamo più vivere isolati gli uni rispetto agli altri, ma ognuno, con le proprie tipicità, diventa parte complementare dell’altro. 
- INTRODUZIONE AI CAPITOLI III-IV: Una breve introduzione presenta i capitoli dedicati interamente allo studio dei due citati romanzi per correlare omogeneamente tutta la ricerca condotta. Risulta sempre piuttosto complesso poter schematizzare l’opera di Glissant circoscrivendola in un genere o in un movimento letterario, tutta l’analisi dei suoi scritti deve sempre tenere in considerazione che il l’obbiettivo è quello di rappresentare una lingua che riguarda tutto il mondo. 
 - CAPITOLO III: Si concentra: sui temi dominanti delineati nei romanzi presi in esame; sui piani narrativi; sulle modalità di realizzazione dei personaggi; sull’importanza delle ambientazioni e sull’importanza del vagare tra un luogo ed un altro; sull’attenzione ai particolari di oggetti o di elementi naturali descritti, perché ognuno portatore di un significato profondo; sulla struttura della trama narrativa e sullo sviluppo degli eventi, che, nonostante siano distanti nel tempo e nello spazio, sono uniti dal tema dell’identità.
 - CAPITOLO IV: L’ultimo capitolo affronta dettagliatamente le specificità linguistiche rintracciate nei citati romanzi, in particolare si concentra su: il vocabolario utilizzato sia dai personaggi sia dall’esposizione dei fatti; la forma estetica; le figure retoriche utilizzate; la funzione della punteggiatura, che a tratti ridonda mentre in altri è completamente assente per intere pagine; infine la scelta delle aree semantiche. Il capitolo mette in evidenza il sapiente utilizzo della lingua da parte di Glissant, che riesce ad esprimere tutta la sua identità attraverso lo scorrere delle pagine, dove si sente sapore delle origini creole, delle sua cultura francese, dell’oralità africana e di tutto il suo bagaglio esperienziale raccolto nei suoi scambi internazionali. 
- CONCLUSIONI: Nelle conclusioni si lascia volutamente spazio alla possibilità di ulteriori riflessioni, nel rispetto del fatto che Glissant non sia mai stato amante degli schemi e degli inquadramenti. Al contrario, le sue intenzioni sono sempre state chiare nell’esprimere il desiderio di riuscire a coinvolgere sempre più lettori e di potersi rivolgere a Tutto-mondo, come lui stesso ha amato definirlo. E’ stato un personaggio che ha sempre voluto mettere le persone in connessione tra loro, che ha spaziato nelle epoche storiche, per tale ragione, questo progetto non ha voluto terminare con una chiusura definitiva.

venerdì 11 maggio 2012

Appunti di comunicazione del cane

Cosa vuol dire comunicare?
In modo molto sintetico la comunicazione è composta dal mittente, che manda un messaggio fatto di un codice a un ricevente che è in grado di interpretare quel codice.

Sassure disait:
"La phonologie est l'étude des sons du language et de leur combinaison indépendamment des langues dans lesquelles ils peuvent entrer...."

Possiamo pensare di applicare queste regole anche 
alla lingua del cane?

Quindi quali sono gli elementi che costituiscono la lingua del cane?

Quali sono i suoi fonemi? 
Qual'è la sua struttura interna? 
Quali linguaggi possiamo ricavarne?

Da qualche anno abbiamo codificato molti dei comportamenti dei cani come forme o strumenti di comunicazione, siamo stati in grado di individuare il vocabolario che il cane utilizza per mantenere o tessere le relazioni tipiche della sua specie.
Essendo un animale sociale ha bisogno di un vocabolario comune a tutti i soggetti per farsi capire e mantenere l'ordine del gruppo.
A questo proposito vi segnalo un bellissimo libero dove potrete trovare spiegato in modo chiaro ed esaudiente tutti i segnali emessi dai cani per comunicare sia tra simili, sia nei nostri confronti in quanto partner sociali. Turid Rugaas "Segnali calmanti"


Saussure continue:
"La distinction entre langue et parole est à la base. 
La faculté de language commune à tous les hommes se réalise en sein d'une communauté humaine donnée comme un ensamble institutionnalisé de règles et d'unités qu'on appella langue.[...] 
La langue est la partie sociale du language, extérieure à l'individu qui, à lui seul, ne peut ni la créer ni la modifier."

Oltre a una base comunicativa comune tra tutti i cani, oggi siamo in grado di affermare che all'interno di un gruppo familiare si può instaurare un linguaggio particolare dettato dal carattere e dalle abitudini di ogni componente.
Ad esempio quando il cane gira la testa vuol dire per tutti gli appartenenti a quella specie qualche cosa che tutti capiscono, ma certamente, ogni individuo deciderà, secondo il personale linguaggio che si è costruito nel corso della propria esperienza, quando e come esprimerlo e soprattutto in base alle proprie caratteristiche che lo contraddistinguono come individuo.
Girare la testa dall'altra parte rispetto all' interlocutore per il cane è come chiedere una tregua rispetto alla conversazione che si sta svolgendo, quindi ogni soggetto lo utilizzerà in momenti differenti in base al proprio limite di sopportazione dello stress.
Proprio come noi, che teniamo duro in situazioni stressanti a livelli diversi in base al nostro carattere.
Quando si lecca il naso vuole comunicare con il suo interlocutore un determinato stato mentale, quando strizza gli occhi la stessa cosa, ma ognuno avrà frequenza e intensità differenti nell'esprimersi a seconda del proprio livello di resilienza, diverso l'uno dall'altro.
Il comportamento è sempre espressione di uno stato mentale e la comunicazione del cane è fondamentalmente questo. 
Possiamo affermare allora l'emozione giochi il suo ruolo durante la comunicazione canina?
La mente è composta da componenti posizionali, che a loro volta si compongono di: motivazioni, arousal ed emozioni.
Quindi, possiamo stabilire quanto, come e quando le emozioni entrino nella comunicazione?
Il famoso psichiatra Eugenio Borgia sostiene che: 
"Non c'è, del resto, un pensiero che possa fare a meno di un back-ground emozionale, di una dimensione emozionale, perchè la ragione astratta (la ragione de-emozionalizzata) non coglie se non alcuni aspetti (schematici e gelidi) del reale(...)" 
In questo momento mi interessa infatti concentrarmi su questo aspetto della comunicazione, mi interessa cercare di capire quali emozioni sono sottese al soggetto che esprime, che cosa suscita nel ricevente e soprattutto, su quali aspetti della comunicazione bisogna riuscire a fare leva per aprire determinate emozioni.
Pensiamo al classico cane timoroso: la sua comunicazione avrà prevalentemente un certo stile, probabilmente chiuso, evitante, teso.
Che cosa procura nelle risposte del ricevente i suoi messaggi? 
Il suo interlocutore potrebbe entrare in crisi rispetto alla realtà circostante vedendo quel tipo di gestuale? 
Se intervenissimo con la giusta comunicazione potremmo far nascere nuove emozioni in quel soggetto timoroso?
Ad esempio, se io o ancora meglio un cane "addestrato" a questo tipo di attività emettesse determinati segnali calmanti, il timoroso potrebbe iniziare un nuovo tipo di apprendimento-emozionale?
Sappiamo che gli apprendimenti condotti per osmosi emozionale e per mimesi hanno una maggiore valenza e se il referente è veramente accreditato, questa forma di apprendimento è una delle più indelebili, quindi perchè non potrebbe funzionare anche il tutoraggio-emotivo?
Ancora sto cercando le mie risposte....ma le sento lì...vicine, che mi chiamano verso di loro...