venerdì 11 maggio 2012

Appunti di comunicazione del cane

Cosa vuol dire comunicare?
In modo molto sintetico la comunicazione è composta dal mittente, che manda un messaggio fatto di un codice a un ricevente che è in grado di interpretare quel codice.

Sassure disait:
"La phonologie est l'étude des sons du language et de leur combinaison indépendamment des langues dans lesquelles ils peuvent entrer...."

Possiamo pensare di applicare queste regole anche 
alla lingua del cane?

Quindi quali sono gli elementi che costituiscono la lingua del cane?

Quali sono i suoi fonemi? 
Qual'è la sua struttura interna? 
Quali linguaggi possiamo ricavarne?

Da qualche anno abbiamo codificato molti dei comportamenti dei cani come forme o strumenti di comunicazione, siamo stati in grado di individuare il vocabolario che il cane utilizza per mantenere o tessere le relazioni tipiche della sua specie.
Essendo un animale sociale ha bisogno di un vocabolario comune a tutti i soggetti per farsi capire e mantenere l'ordine del gruppo.
A questo proposito vi segnalo un bellissimo libero dove potrete trovare spiegato in modo chiaro ed esaudiente tutti i segnali emessi dai cani per comunicare sia tra simili, sia nei nostri confronti in quanto partner sociali. Turid Rugaas "Segnali calmanti"


Saussure continue:
"La distinction entre langue et parole est à la base. 
La faculté de language commune à tous les hommes se réalise en sein d'une communauté humaine donnée comme un ensamble institutionnalisé de règles et d'unités qu'on appella langue.[...] 
La langue est la partie sociale du language, extérieure à l'individu qui, à lui seul, ne peut ni la créer ni la modifier."

Oltre a una base comunicativa comune tra tutti i cani, oggi siamo in grado di affermare che all'interno di un gruppo familiare si può instaurare un linguaggio particolare dettato dal carattere e dalle abitudini di ogni componente.
Ad esempio quando il cane gira la testa vuol dire per tutti gli appartenenti a quella specie qualche cosa che tutti capiscono, ma certamente, ogni individuo deciderà, secondo il personale linguaggio che si è costruito nel corso della propria esperienza, quando e come esprimerlo e soprattutto in base alle proprie caratteristiche che lo contraddistinguono come individuo.
Girare la testa dall'altra parte rispetto all' interlocutore per il cane è come chiedere una tregua rispetto alla conversazione che si sta svolgendo, quindi ogni soggetto lo utilizzerà in momenti differenti in base al proprio limite di sopportazione dello stress.
Proprio come noi, che teniamo duro in situazioni stressanti a livelli diversi in base al nostro carattere.
Quando si lecca il naso vuole comunicare con il suo interlocutore un determinato stato mentale, quando strizza gli occhi la stessa cosa, ma ognuno avrà frequenza e intensità differenti nell'esprimersi a seconda del proprio livello di resilienza, diverso l'uno dall'altro.
Il comportamento è sempre espressione di uno stato mentale e la comunicazione del cane è fondamentalmente questo. 
Possiamo affermare allora l'emozione giochi il suo ruolo durante la comunicazione canina?
La mente è composta da componenti posizionali, che a loro volta si compongono di: motivazioni, arousal ed emozioni.
Quindi, possiamo stabilire quanto, come e quando le emozioni entrino nella comunicazione?
Il famoso psichiatra Eugenio Borgia sostiene che: 
"Non c'è, del resto, un pensiero che possa fare a meno di un back-ground emozionale, di una dimensione emozionale, perchè la ragione astratta (la ragione de-emozionalizzata) non coglie se non alcuni aspetti (schematici e gelidi) del reale(...)" 
In questo momento mi interessa infatti concentrarmi su questo aspetto della comunicazione, mi interessa cercare di capire quali emozioni sono sottese al soggetto che esprime, che cosa suscita nel ricevente e soprattutto, su quali aspetti della comunicazione bisogna riuscire a fare leva per aprire determinate emozioni.
Pensiamo al classico cane timoroso: la sua comunicazione avrà prevalentemente un certo stile, probabilmente chiuso, evitante, teso.
Che cosa procura nelle risposte del ricevente i suoi messaggi? 
Il suo interlocutore potrebbe entrare in crisi rispetto alla realtà circostante vedendo quel tipo di gestuale? 
Se intervenissimo con la giusta comunicazione potremmo far nascere nuove emozioni in quel soggetto timoroso?
Ad esempio, se io o ancora meglio un cane "addestrato" a questo tipo di attività emettesse determinati segnali calmanti, il timoroso potrebbe iniziare un nuovo tipo di apprendimento-emozionale?
Sappiamo che gli apprendimenti condotti per osmosi emozionale e per mimesi hanno una maggiore valenza e se il referente è veramente accreditato, questa forma di apprendimento è una delle più indelebili, quindi perchè non potrebbe funzionare anche il tutoraggio-emotivo?
Ancora sto cercando le mie risposte....ma le sento lì...vicine, che mi chiamano verso di loro...

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