lunedì 19 dicembre 2011

Al guinzaglio

Il tirare al guinzaglio del cane è un SINTOMO non la patologia, cosa vuol dire?
Il fatto di tirare al guinzaglio è un indizio di scarsa relazione, è la punta dell'iceberg di quello che sta sotto alla manifestazione del "tirare".
Infatti abbiamo visto che il guinzaglio deve essere inteso come un'attività collaborativa e non coercitiva e con "coercizione" non intendo solo riferirmi agli strumenti adottati per la passeggiata: il collare a strozzo o con le punte, un collare troppo stretto, il guinzaglio troppo corto e gli strattoni che si becca il cane quando tira. Coercizione durante la passeggiata è molto di più: è frustrazione delle esigenze, per esempio una passeggiata troppo corta, un percorso poco interessante per il cane, una negazione degli incontri sociali (con altri cani quindi) ed anche una trascuratezza da parte del proprietario nell'interazione col cane.
Da questo tipo di premessa è facile dedurre che se tutte le volte che portiamo fuori il cane parliamo al telefonino, rispondiamo agli sms o guardiamo solo le vetrine ci stiamo dimenticando di essere in due; la stessa cosa se tutte le volte che usciamo con il cane lo liberiamo dal guinzaglio per passeggiare per i campi che circondano casa nostra...
Con questo NON voglio assolutamente dire che non bisognerà mai liberare il cane dal guinzaglio o che non si possa rispondere al telefono; la mia intenzione è quella di sottolineare che quando il cane tira al guinzaglio è molto spesso dovuto da: un disagio da parte sua( rumori improvvisi che lo spaventano, scarsa socializzazione ambientale e con gli altri, sono gli esempi più frequenti; un esercizio scorretto o carente (noi quando seguiamo il cane che sta mettendo in trazione il guinzaglio in realtà gli insegniamo a tirare) e da una scarsa intesa col proprietario.
Quest'ultimo punto è un pò il focus del mio lavoro, infatti il mio compito principale non è tanto quello di dare una buona performance negli esercizi tecnici, ma quanto capire ed aiutare a capire perchè il cane non può ascoltare le richieste del suo proprietario.
Gestire il cane al guinzaglio è gestirsi insieme: bisogna essere in sintonia, bisogna capirsi ed ascoltarsi, bisogna rispettarsi nelle esigenze e nei tempi.
Lavorare su una buona condotta con approccio cognitivo- zooantropologico come il mio è mettere in relazione il binomio uomo-cane; vuol dire dare le capacità corrette di lettura al proprietario del proprio cane e viceversa dare al cane la tranquillità di potersi affidare al suo conduttore.

sabato 10 dicembre 2011

Lavorare sulla calma del cane


Spesso ci dimentichiamo di lodare e premiare il nostro cane quando è calmo e rilassato e quasi sempre gli prestiamo attenzione quando ruba i nostri oggetti, ci salta addosso, abbaia, rompe qualche cosa e via dicendo. 
Ma allora, come fa a capire che in realtà CI piace quando è tranquillo che sonnecchia nella sua cuccia?
Se è vero che bisogna ignorare i comportamenti sgraditi, è anche molto vero che bisogna premiare quelli graditi!
Quindi insegniamo al cucciolo che quando ci mette le zampe addosso non ci piace girandogli la schiena, togliendogli quindi l'interazione, che in quel caso sarebbe il premio, la gratificazione ad una sua richiesta/iniziativa; in un certo senso lo "puniamo" come farebbe sua madre o un membro del suo gruppo: gli togliamo quello che stava richiedendo, cioè attenzione per dargliela nuovamente quando avrà capito che la modalità corretta di chiedere non è mettendo le zampe addosso alla nostra persona.
Dall'altra parte però bisogna che COMUNICHIAMO al nostro cane che riposare nella brandina è un'atteggiamento corretto, non solo perchè così lo aiutiamo ad imparare a stare da solo, ma anche perchè il riposo è fisiologicamente importante! 
Dovremmo anche COMUNICARGLI che anche rosicchiarsi un bastoncino o un ossetto sulla sua copertina è un comportamento che ci piace, perchè indica che in quel momento il cane è rilassato e tranquillo.
Spesso queste situazioni passano inosservate solo perchè non fanno rumore....mentre quando il cane fa "confusione" siamo più portati a prestargli attenzione creando in lui l'erronea convinzione che stare insieme sia solo in quella modalità!
Iniziamo quindi a premiarlo per il semplice fatto che intanto che noi facciamo le nostre cose in casa o anche solo guardiamo la televisione il nostro cane decide di coricarsi nella sua cuccia; come premiare? se premiamo la calma dovremmo anche noi adattare la nostra comunicazione non verbale: quindi il tono della voce sarà basso e lento, per pronunciare un semplice "bravo" e con molta lentezza lascerò cadere un premietto nella cuccia, senza toccare e chiamare il cane perchè in fondo non voglio niente da lui: solo dare un premio alla sua capacità di rilassarsi!
E nel caso si alzasse e non lo capisse subito? 
Bhè niente da fare, non cercavo l'interazione e quindi non gliela darò, fin quando ritornerà a sonnecchiare ed allora tornerò a dargli un premio!
Credo che sia molto importante ricordare ai nostri cani che stare insieme, essere nella relazione non è essere sempre attivi, ma alle volte è anche riposare, rilassarsi, lasciare andare le tensioni e prendersi il tempo fisiologicamente necessario per tornare nuovamente alle attività.
Dovremmo ricordarcelo più spesso anche noi....siamo talmente tanto abituati a dover essere efficienti, a dover rispettare dei tempi e dei ritmi altrui, che ormai ci siamo dimenticati che stare insieme in una relazione, di qualsiasi tipo essa sia, non vuol dire solo "fare insieme delle cose", ma vuol anche dire accettarsi negli spazi e nei tempi individuali, che per ognuno di noi sono diversi.
Difficile...forse una delle cose più difficili....stare ad aspettare l'altro con serenità....

giovedì 10 novembre 2011

attivazione mentale

...alla fine delle attività un meritato sonnellino....ronf ronf....


Giocare è un'attività divertente ed utile per i cani di tutte le età, razza e taglia, perchè da soddisfazione, appagamento e stimola il cane in tanti aspetti: collaborativo (perchè è qualcosa che si fa insieme), motorio (perchè muovere il corpo è muovere la mente), euristico (perchè il cane sperimenta nuove soluzioni), solutivo (perchè il cane apprende come raggiungere un obbiettivo) e così via.
I cani annoiati spesso ri-direzionano le loro energie, interessi o attenzioni verso gli oggetti circostanti (magari quelli di casa o del giardino), su comportamenti inadeguati ( come abbaiare di continuo per una richiesta che non troverà mai soddisfazione) e nei casi più gravi su loro stessi: leccandosi continuamente il pelo o gli arti fino a provocarsi escoriazioni, abrasioni e lacerazioni.
Fare dei giochi nel quotidiano aiuta a spezzare la monotonia della routine e soprattutto crea attorno alla figura del proprietario un forte polo di interesse, perchè questi diventa fonte di proposte interessanti!
Molte persone pensano che l'attività fisica sia l'unica possibilità di interazione col proprio cane e pensano che per rilassarsi si debba sfogare energie. 
E' in parte vero: il cane è un predatore che ha bisogno di movimento, ma ciò non va inteso come "allenamento" bensì come passeggiata ludico/distraente insieme al conduttore!
L'esercizio non ginnico non è direttamente proporzionale alla rilassatezza...
L'attivazione mentale quindi si propone di essere un melange di coordinazione motoria e lavoro intellettuale, utile per mantenere il cane mentalmente giovane.
Non è necessario avere a disposizione una particolare attrezzatura o un campo di allenamento, basta avere voglia di scoprire insieme al proprio cane quali sono le cose divertenti da fare insieme. 
Ad esempio a me piace proporre ai miei cani tanti esercizi solutivi dove sia indispensabile l'uso del naso per sapere individuare i bocconcini, ma anche alcune specifiche competenze: saper rovesciare i coperchi, saper aprire una scatola, girare una bottiglia, spostare un oggetto.
E' chiaro che la cosa fondamentale è la GRADUALITA', si parte sempre da esercizi facili o facilissimi per poi arrivare fino a meccanismi più complessi come spostare una leva o tirare una corda per aprire la scatola dei premi.
Il gioco deve essere divertimento per entrambi, quindi non bisogna mai frustrare il cane mettendolo in situazioni troppo difficili perchè prima non gli abbiamo dato delle basi da cui partire per provare a trovare la soluzione giusta.
Facciamo un esempio: se voglio insegnare al cane a sollevare un coperchio di una scatola per prendere una crocchetta, prima dovrò insegnargli a cercare un bocconcino, poi a cercarlo dentro alla scatola senza coperchio e infine, verificato che abbia acquisito le competenze adeguate, inserirò il coperchio senza però chiudere ermeticamente, lasciando così la possibilità di sperimentare come si sposta un oggetto senza romperlo...
Una volta superata questa prima fase di difficoltà, potrò divertirmi anche a costruire delle scatole cinesi: impilando una dentro l'altra delle scatole più piccole rispetto a quella esterna, mettendo nella più interna il premio...questo sì che richiede autostima da parte del cane e sicurezza nelle proprie capacità!|

venerdì 28 ottobre 2011

Esempi di comunicazione tra cani
















Trovo queste foto stupende a livello comunicativo, anche se molto diverse nelle intenzioni relazionali.

In quella di sinistra Paola sta conoscendo Ikea, un'altra femmina più o meno sua coetanea e quasi di pari taglia. 
Le code e la rigidità dei corpi esprimono intenzioni molto chiare: nessuna delle due vuole arrivare ad un "conflitto", ma allo stesso tempo nessuna delle due è disposta a rinunciare al proprio rango e al proprio posizionamento sociale, forse qualcuno perlerebbe di dominanza, a me personalmente pare un concetto alle volte riduttivo.
Diciamo che sono due femmine adulte, con tanta esperienza sulle spalle, con un posizionamento sociale solido, più volte riconfermato nel tempo dall'incontro con altri cani e quindi tutte e due sono ferme sulle proprie posizioni.
Trovo però, che proprio la grande esperienza, consapevolezza e competenza acquisita negli anni, faccia affrontare loro questo momento così delicato e carico di tensione nel modo migliore possibile.
E' in casi come questi che si vede la grande INTELLIGENZA SOCIALE del cane: riuscire a mantenere la propria integrità individuale senza dimostrazioni di forza, senza scontro fisico aperto e devastante per la funzionalità del gruppo, perchè per il cane la cosa più importante è sempre il benessere del gruppo: prima di quello del singolo.

Osserviamo invece cosa si dicono nella foto a destra.
In questo caso sono ritratti due cuccioli, maschio e femmina. 
Ovviamente loro si conoscono ancora attraverso il contatto fisico e il maschietto di Bovaro chiede aiuto alla proprietaria appoggiandosi alle sua gambe per fermare il gioco dell'altra. Un giorno, quando avranno apmpliato il loro vocabolario canino, saranno in grado di spiegarsi e di capirsi senza doversi misurare fisicamente, perchè è già insito in loro il rispetto per l'altro: la piccola Terrier si ferma ed aspetta il compagno di gioco, non si avventa su di lui semplicemente perchè è fermo a terra, ma lo rispetta nei suoi tempi.
Quando saranno adulti, affineranno le loro modalità espressive e potranno comunicare con altri cani senza doversi nemmeno sfiorare, perchè è stata data loro la possibilità di seguire correttamente le tappe evolutive che faranno crescere con loro l'esperienza.

La comunicazione NON è il ripetersi meccanico di gesti, ma è espressione di uno stato mentale e come tale è frutto di ricordi, di capacità, di tentativi, di fallimenti e di successi.

mercoledì 26 ottobre 2011

in vacanza...

La prima settimana di settembre siamo andati tutta la family in vacanza in un bel appartamentino vicino al Passo Colla gestito da una mia amica e collega.
Direi l'ideale per noi tutti: spaziosa l'abitazione, passeggiate libere per tutti, boschi, prato davanti casa ed esperienze nel torrente: il massimo!
Bhè, la foto in questione ritrae il rientro dopo l'escursione del mattino...
davanti al divano, mia figlia stava giocando e a un certo punto si è lasciata andare al relax sul tappeto e Paola ha pensato bene di imitarla!
erano bellissime una a fianco dell'altra ed è stata nell'insieme una vacanza ricca di emozioni e di scoperta l'uno dell'altra.
Prima di partire pensavo molto a come sarebbe stata Paola: tranquilla? turbata? conflittuale con Dorian?
pensavo anche a come sarebbero stati i bambini con i cani: invadenti o rispettosi? assillanti?
Avevo tanti dubbi dettati dall'ignoto: è stata la nostra prima vacanza tutti insieme e mi sembrava di dover affrontare chissà quanti imprevisti ed invece....le risposte sono arrivate da sole e direi che sono state una gioia immensa!
Tutti ci siamo accolti e rispettati e il risultato è stato sorprendente per ogni singolo membro del gruppo.

mercoledì 28 settembre 2011

Edouard Glissant: il linguaggio in La Lézarde e Ormerdod

E. Glissant, autore martinicano sul quale ho redato la mia tesi di laurea, diceva che all'interno della lingua si scorgono i veri linguaggi, dai quali possiamo scorgere disegnarsi la nostra identità, cioè quella di ognuno di noi.
Bhè...direi che è tutto piuttosto chiaro...oppure no?
La comunicazione deve rispecchiare l'identità degli interlocutori: le identità entrano in relazione con il trasporto di tutte le esperienze, delle emozioni, dei pensieri, delle differenti caratteristiche...relazionarsi e comunicare è in fondo una delle cose più difficili. 
Bisogna essere abili osservatori per capire chi si ha di fronte, sicuri di se stessi per potersi esporre nell'incontro, disponibili verso l'altro per accettarlo nella diversità, caparbi nel fare tesoro delle esperienze ed onesti nell'espressione della propria emotività.

                                                           IL LINGUAGGIO 

..alors sous la langue ainsi allouée vous devinez de vrais langages, qui se sont amadoués entre eux.244 Una delle principali preoccupazioni di Glissant è di riuscire a rendere sul piano linguistico la nozione di creolizzazione, fondamentale nella definizione della nuova identità, come emerge nei suoi saggi e durante tutte le sue opere.245 
La definizione linguistica del termine viene applicata da Glissant alla poetica della Relazione per indicare il modo secondo il quale le culture dovrebbero amalgamarsi. 
Come egli sostiene attraverso l’espressione linguistica della miscellanea di cui il mondo poetico si colora, l’autore rinnovato nella sua identità, descrive la vera relazione e (…)approche l’imaginaire du monde(…)tramite l’errance (…) dans la poétique de la Relation, l’errant, (…) cherche à connaitre la totalité du monde et sait déjà qu’il ne la connaitra jamais et qu’en cela réside la beauté menacée du monde. 246 
Già nel Le Discours antillais distingue tra lingua e linguaggio, dove questo è il modo in cui ci si accosta alle parole (…)une série structurée et consciente d’attitude face à(…) la langue qu’une collectivité pratique, que cette(…) lingua è l’utilizzo che ogni locutore fa delle parole, poiché(…) la langue crée le rapport247 . 
Nel caso specifico delle Antille, il linguaggio diventa la manifestazione del rapporto istituito tra lingua imposta, ad ogni isola, e la consapevolezza di appartenere tutte ad uno stesso arcipelago, infatti (…)un langage est ainsi apparu dans la Caraïbe, tramant 244 
E.Glissant,Ormerod,op.cit.,p.96 245 in Jacques Chevrier,Poétiques d’Edouard Glissant,actes du colloque international « Poétiques d’Edouard Glissant »Paris-Sorbonne,11-13 mars,textes réunis par J.Chevrier,op.cit.,p.284 246E.Glissant,Poétique de la relation,op.cit.,p.33 247 E.Glissant,Le Discours antillais,op.cit.,p.321 à travers le langues anglaises, françaises, espagnoles, créoles de l’univers de la Caraïbe. 248 
La perdita della lingua madre, a causa dell’imposizione di un’altra, segna l’inizio della prima fase che determina l’alienazione culturale con il conseguente impoverimento della coscienza della propria identità, infatti ormai il creolo (…)est la langue névrotique de la communication entre Martiniquais.249 
Lo scrittore è il primo ad avvertire la frantumazione della propria individualità, in quanto scrivere in una lingua diversa dalla propria significa acquisire una nuova percezione del mondo, vedere e pensare le cose in modo completamente diverso rispetto alla cultura di origine, diventa appunto una trasmutazione dell’identità. 
Glissant risente dell’esigenza di trovare una forma espressiva adatta a rappresentare la sua realtà, dove il significato di realismo, tanto inseguito dalla precedente tradizione romanzesca, è adattato alla situazione martinicana. Non è più l’amalgamarsi di finzione letteraria al mondo quotidiano, ma la materia narrata vuole creare il modo di raccontare a propria immagine, contribuendo alla nascita di un nuovo linguaggio capace di rappresentarle. 
La scrittura deve sganciarsi dalla società colonizzatrice e rispecchiare l’identità dell’autore: Notre lieu, c’est les Antilles et (…)chaque île est une aventure(…)250 La letteratura antillana è consapevole di questo incarico e Glissant è il primo autore ad affermare che per riconoscere la propria identità,distinta da quella francese,bisogna (…)marroner l’écriture traditionnelle et par là faire entendre la parole créole dans l’écriture de langue française(…)251 Poiché (…)écrire n’est pas seulement faire autre chose que parler. C’est aussi parler autrement(…) 252 Glissant recupera il parlare creolo attraverso la lingua francese per costruire nel romanzo un nuovo ordine umano, (…)pour dire le merveilleux de légendes 248 
E.Glissant, Introduction à une poétique du divers,op.cit.,p.42 249Alain Brossat,Daniel Maragnèes,Les Antilles dans l’impasse?des intellectuels antillais s’expliquent…,op.cit.,p.95 250 E.Glissant,Discours antillais,op.cit.,p.249 251Maximilien Laroche,La double scène de la représentation :oraliture et littérature dans la Caraïbe,op.cit.,p.81 252Ralph Ludwig, Ecrire la « parole de nuit »La nouvelle littérature antillaise,op.cit.,p.183 informelles,la parole (…) s’épaissit en équivalent d’un baroque poétique(…) « l’aventure du langage, dont la venue » dit Roland Barthes (…)l’art romanesque se   Glissant recupera il parlare creolo attraverso la lingua francese per costruire nel romanzo un nuovo ordine umano, (…)pour dire le merveilleux de légendes 248E.Glissant, Introduction à une poétique du divers,op.cit.,p.42 
249Alain Brossat,Daniel Maragnèes,Les Antilles dans l’impasse?des intellectuels antillais s’expliquent…,op.cit.,p.95 250 E.Glissant,Discours antillais,op.cit.,p.249 251Maximilien Laroche,La double scène de la représentation :oraliture et littérature dans la Caraïbe,op.cit.,p.81 252Ralph Ludwig,Ecrire la « parole de nuit »La nouvelle littérature antillaise,op.cit.,p.183 informelles,la parole (…) s’épaissit en équivalent d’un baroque poétique(…) « l’aventure du langage, dont la venue » dit Roland Barthes (…)l’art romanesque se sont faits(…) la construction d’un ordre humain253 
L’identità nuova emerge dal recupero dell’oralità del passato creolo, nella quale il narratore è il mediatore della realtà descritta non solo come appare, ma anche per come si vorrebbe che fosse : L’incertitude réside dans le fait que nul ne sait si ce désir repose sur des rêves ou sur des illusions(…)254 
La tradizione dei racconti orali nasce la notte nell’ambiente delle piantagioni ed il narratore riassume in se tutte le voci degli schiavi e delle loro memorie, così che Glissant afferma: Ce que je crois intéressant pour des littératures comme les notes(…) c’est de placet la dialectique de cette oralité et de cette écriture à l’intérieur meme de l’écriture. Pourquoi? Parce que(…) avant d’en arriver à une nouvelle dialectique de l’oralité et de l’écriture,nous devons premièrement récupérer notre oralité,la réfléchir(…) et reprendre tout cela de notre point de vue(…)255 
Glissant intende recuperare il bagaglio culturale tramandato dal narratore, che doveva mantenere una certa ambiguità del linguaggio per sfuggire durante, i suoi racconti,all’attenzione del colono. Il conteur narrava delle storie che erano una metafora della realtà vissuta dagli schiavi e c’est ainsi que la parole du conteur n’est parfois “pas claire” (…)256 perché il suo scopo era di (…) dissimuler son méssage(…)257 all’attenzione del padrone bianco, che non doveva rendersi conto di quello che si comunicavano veramente. Une des dérivées premières de mon travail de production en littérature tourne autour d’un tel souci: come poter rendere (…) le passage d’une littérature orale traditionnelle, tout aussi contrainte(…)258 
 253 Régis Antoine,La littérature franco-antillaise,,op.cit.,p.362 254Maximilien Laroche, La double de la représentation :oraliture et littérature dans la Caraïbe,op.cit.,p.220 255Ralph Ludwig, Ecrire « la parole de nuit » La nouvelle littérature antillaise,op,cit,pp.116-117 256 P.Chamoiseau,R.Confiant,Lettres créoles :tracées antillaises et continentales de la littérature :Haïti,Guadeloupe,Martinique,Guyane,1635-1975,op.cit.,p.59 257 ibid.,p.59 258 E.Glissant,Le Discours antillais,op.cit.,p.256 
Non si tratta di una semplice questione di trasposizione del messaggio orale, la letteratura non è una forma meccanica di trascrizione del bagaglio culturale orale, gelosamente custodito nella memoria degli anziani, alla forma scritta. Si parla spesso di passaggio da una cultura di tipo orale ad una scritta, quando sarebbe più conveniente riconoscere la trasformazione dell’oralità ad esigenze scritturali, che rendono indispensabili l’adattamento della pratica orale ad una lingua scritta e la capacità di scrivere. Si supera la distinzione tra scritto ed orale, creando un continuum tra loro, perché la metamorfosi accompagna la forma orale verso quella scritta. 
L’analogia tra le due risiede nel fatto che l’una è il rovescio dell’altra. 
Sulla base di queste considerazioni, secondo Glissant (…) il s’agira entre autres de défaire l’écriture de son mandat de souveraineté par rapport à l’oralité(…)259
Il vocabolario usato da Glissant tenta di rendersi autonomo rispetto alla lingua francese ed utilizza delle serie lessicali che non sono inventariate nei dizionari, risultando alle volte difficoltoso proprio per rappresentare le influenze della sua seconda lingua260 e per sottolineare la ricchezza della lingua orale, (…)l’emploi de la langue française(…) doit s’accompagner perpétuellement d’une réflexion sur les limites,les nécessités(…) je fais un effort de destructuration de la langue française.261 La struttura mostra(…) des réflexes d’expression qui relèvent de l’oralité (des manières orales de rendre compte du réel) et des réflexes syntaxiques “donnés” par la langue qui nous écrivons(…)262 , risultando alle volte difficoltoso volontariamente per rendere la sensazione dell’influenza creola nella scrittura e sottolinerarne la ricchezza espressiva. Glissant elabora un vasto laboratorio delle componenti possibili della lingua sfruttata in tutte le varianti, i cui limiti sono dettati solamente dalla comprensibilità dei testi. 
 259 ibid.,p.322 260C.Biondi,C.Fratta,M.Marchetti,P.Oppici,E.Pessini,L.Pestre de Almeida,E.Restori,Du pays au tout monde écritures d’Edouard Glissant, op.cit.,p.128 261Alain Brossat,Daniel Maragnès,Les Antilles dans l’ impasse?des intellectuels antillais s’expliquent,op.cit.,p.100 262 E.Glissant,Le Discours antillais,op.cit.,p.262 
Costruisce una letteratura impregnata della sua collettività ed animata dalla dialettica di lingua/cultura/identità, per rendere l’ambiguità della situazione nella quale si trova inserito, costituita dalla multi culturalità etnice tipica delle zone raggiunte dalla colonizzazione.263 
Questa esigenza lo spinge a ricorrere a diversi artifici,come l’integrazione di parole straniere, la creazione lessicale e la traduzione simultanea,per esempio (…)une caimite(…), cioè “cayalis”, indica che il testo è stato scritto per qualcuno che non è creolofono264. Un’espressione tipica creola è inserita in traduzione: po’ou ni dé fok o uni ione, comme nous disons chez nous265 
Un uso particolare del linguaggio di questi romanzi che, se pur in lingua francese, manifestano la natura francofona di Glissant, nella creazione di una parola che trascende i propri limiti entrando in relazione con tutti gli altri linguaggi partecipi della sua cultura. 
Dimostrazione della completa fedeltà all’idea di una identità-relazione, assiduamente sostenuta durante tutte le sue creazioni, Glissant unisce la sapienza della tradizione francese a una giocosa creolizzazione della sintassi, dando vita a una lingua nuova che non è ne puro francese, ne tanto meno creolo. 
La volontà di esprimere la propria identità attraverso la scrittura emerge già da La Lézarde anche se l’ attenzione è circoscritta alla ricerca storica delle proprie radici e della propria memoria in quanto popolo e dove il linguaggio ha il sapore di un francese più “scolastico”, perché tecnicamente curato nel dettaglio formale. 
L’articolazione laboriosa dell’ espressione appare quasi troppo meccanica, tuttavia riesce ad esprimere l’intenzione da parte di Glissant di riconquistare la parola dell’oralità del passato. 
Recupera, attraverso un lirismo barocco,immagini e simboli che lo slegano da ogni folklorismo o pindarismo che tanto caratterizza i romanzi della letteratura del 263 Lise Gauvin,L’écrivain francophone à la croisée des langues:entretiens,op.cit.,p.197 264 E.Glissant,La Lézarde,op.cit.,p53 265 ibid.,p.76 meraviglioso, intesa come le descrizioni paradisiache che emergono dallo stile narrativo di stampo più occidentale. 
Infatti, l’espressività barocca è quella che nel modo migliore rende luce alla poetica della Relazione, la quale si compone di tutti gli elementi, nell’accettazione dell’uno e del suo contrario, senza limitazioni (…) le baroque c’est l’étendue(…)c’est-à-dire le renoncement à la prétention de la profondeur (…)c’est la démesure du monde. Et la prétention est de rendre par le souffle originel la démesure du monde(…) et la démesure de la démesure(…), rappresenta la situazione dell’attuale letteratura francofona, che esprime (…)la démesure du Tout-monde.266 
Il nuovo linguaggio deve essere in grado di trasporre in letteratura il nuovo punto di vista della creolizzazione, nata dalla teoria dell’identità-relazione, perché per Glissant la scrittura è il segno dell’unicità di un popolo. 
Quindi estetica e linguaggio devono soddisfare le esigenze di un ambiente e rendere tutto il materiale partecipe della creolizzazione, formando nella scrittura una sorta di simbiosi ontologica dove tutte le lingue si congiungono senza per questo annullarsi l’una nell’altra. 
L’estetica si trasforma sotto la guida di Glissant, da un sistema rigido di canoni di stampo occidentale, ad uno più liberato ed adatto ad esprimere i multiformi aspetti della realtà creola. 
Il compito dello scrittore è di parlare e di scrivere en présence de toutes les langues du monde(...)267 anche se conosce solo la propria. Così come il traduttore, che (…)invente un langage nécessaire d’une langue à l’autre(…), anche (…)le poète invente un langage dans sa propre langue. 
Une langue nécessaire d’une langue à l’autre, un langage commun aux deux, mais en quelque sorte imprévisible par rapport à chacune d’elles.26 (...) continua al link della mia tesi di laurea

martedì 13 settembre 2011

Approccio cognitivo e non solo cani

Oggi sono andata a prendere il mio piccolino alla scuola dell'infanzia e la maestra mi ha fatto i complimenti perchè dice che "i tuoi bambini sembrano finti: sicuri, esplorativi, curiosi e sereni..." 
Dentro di me è scattato subito qualcosa: ho pensato alla mia formazione.
Purtroppo sembra quasi un segreto.
Non si può dire a tutti liberamente che gran parte dell'educazione data ai miei bambini viene dalle conoscenze che ho acquisito al corso educatori cinofili! 
Per la stra-grande maggioranza della gente attingere conoscenze dal mondo degli animali ed applicarle ai bambini è più o meno un'eresia da Santa Inquisizione!
E allora ho imparato a dirlo solo a me stessa e alle persone che condividono insieme a me questa esperienza.
Oggi vorrei ringraziare Chi qualche anno fa ascoltò le mie paure, le mie insicurezze e finalmente le accolse, senza giudicarle e mi prese per mano guidandomi nell'alterità del mondo animale, aprendomi invece alla scoperta di me stessa.
Ricordo come se fosse oggi la nostra conversazione telefonica: chiamavo all'epoca per l'iscrizione al corso educatori e senza riserva Le espressi le mie paure di madre di dover lasciare la mia bambina appena nata per stare fuori casa i week end necessari alla formazione.
Ricordo esattamente che cosa mi disse:
"Questo tipo di corsi sono uno stile di vita, non sono solo legati alla cinofilia, ma potranno esserti di grande aiuto anche a capire tua figlia."
Credo che quella telefonata fosse l'inizio del processo di cambiamento che si è attuato successivamente e che ora sta trovando il suo indirizzo...
Finalmente ho trovato parte delle risposte che stavo cercando da tempo e so che su questa strada troverò le risposte che ancora non conosco.
Per me conoscere l'approccio cognitivo è stato come se mi avessero dato in mano una lente di ingrandimento per guardare nuovamente la realtà e vederla nel suo insieme, riuscire a inquadrare varie prospettive, osservare sfumature impercettibili, vedere i chiari/scuri e finalmente vedere tutte le forme diverse....
Diventare istruttore cinofilo non è stato solamente un percorso professionale, ma ho dovuto guardarmi dentro, scoprire lati di me stessa da tempo dimenticati, confinati e repressi; ho dato un senso a quello che sentivo ma che non sapevo descrivere.
Ecco perchè oggi la maestra mi ha fatto i complimenti per come "sono" i miei bambini: perchè a loro ho tutto questo mondo da trasmettere.
Ecco perchè tutte le volte che provo questa sensazione piacevole ringrazio chi mi ha dato l' opportunità di comprendere tutto ciò.

sabato 20 agosto 2011

Come comunicare in modo adeguato?




L' arte di saper comunicare in modo adeguato, un argomento complesso, ricco e indispensabile per tutti coloro che intendono lavorare con gli altri: non importa se siano cani o persone.
In Internet ho trovato questa bellissima citazione di un Anonimo:

"Le cinque C di una buona comunicazione: 
chiarezza, completezza, concisione, concretezza, correttezza."


Nella comunicazione entrano in gioco tantissimi fattori:

Quale linguaggio dobbiamo adottare?  
In considerazione dell' ambiente in cui ci troviamo o del pubblico a cui ci rivolgiamo, dobbiamo tenere diversi registri linguistici, toni differenti e modalità espressive adeguatamente all' interlocutore sta conversando con noi.
Ad esempio, ci stiamo rivolgendo a un pubblico di professionisti in una grande sala conferenze? Oppure stiamo parlando con un singolo? 
Chiaramente l' argomento sarà della stessa qualità, ma sarà esposto con una terminologia adeguata.

Come dobbiamo interagire?
Entra in gioco la nostra personalità, che influenza quello che diremo e come lo diremo; dobbiamo avere grande conoscenza di noi stessi per comunicare correttamente con gli altri e poter essere veramente efficaci.
Facciamo un esempio pratico.
Se sono davanti a un cliente, che insiste per avere ragione su un prodotto, anche se so che non è la verità ciò che sostiene, NON posso e NON devo assolutamente perdere il controllo e sbottare!
Devo conoscere esattamente il mio carattere, come controllarmi nelle parole ma anche nei gesti, che non devono tradire il mio stato di rabbia.
Ho conosciuto tanti bravi professionisti, che nel momento di forte stress ed irritazione, perdendo il controllo della situazione, hanno anche perso la loro credibilità.
Su questo punto ho lavorato veramente molto sulle mie capacità di autoanalisi e di auto disciplina, sapendo quali sono i miei limiti, ho potuto affrontarli e superarli.

Conosciamo il potere delle emozioni nella comunicazione?
La comunicazione è fatta di parole, gesti ed emozioni: non è possibile scindere le cose come se fossero pacchetti diversi e staccati tra loro. I gesti e le parole sono spesso influenzati dalle emozioni che proviamo e che di conseguenza pervadono la comunicazione. Dobbiamo avere la consapevolezza sia di saperle riconoscere sia di sapere attivare quelle giuste per una buona riuscita della relazione.
Stando a contatto coi cani e con le persone ho potuto sperimentare tutta la gamma delle emozioni nelle più diverse sfumature, questo è oggi un gran vantaggio che applico ormai in modo molto spontaneo e naturale.

Avete mai sentito parlare di Intelligenza Emotiva? 

Vi incollo il link della definizione che potete trovare su Wikipedia

Negli anni di professione come istruttrice cinofila ho ideato e realizzato, in collaborazione con una formatrice di Intelligenza Emotiva, diversi corsi e seminari dedicati proprio allo sviluppo di questa particolare forma comunicativa.
Abbiamo strutturato degli incontri perchè i proprietari, grazie all' interazione col proprio cane, potessero "sentire" circolare le emozioni.
Il contatto con l'animale è uno strumento particolarmente indicato per potenziare questa capacità.




In questa foto sto facendo la parte del cane e la mia socia invece simula di essere la proprietaria.
L' esercizio è molto semplice: lo slalom.
Abbiamo voluto dimostrare ai proprietari come si sviluppa una dinamica di interazione e cosa si scatena durante un' incomprensione.
Si nota chiaramente che nel binomio c'è tensione: più l' uno tira da una parte, più l'altro cercherà di bilanciare tirando da quella opposta.



La tensione emotiva nella comunicazione determina lo stato di stress e disagio, che perdura fin quando l' attivazione emotiva di un soggetto non diminuisce, guidando l' altro verso il recupero della calma.
I corsi così strutturati permettono alle persone di imparare a riconoscere l' emotività che si scatena in una dinamica relazione e a saper gestire la propria emotività.
Il primo passo è riconoscere ciò che proviamo e ciò che provano gli altri, successivamente possiamo imparare a modulare le nostre emozioni per aiutare gli altri a regolarsi su di noi.

                                              




sabato 6 agosto 2011

LE EMOZIONI I



Le emozioni: cosa sono? come fa il soggetto a riconoscerle? come si possono gestire?
Un soggetto (uomo o animale che sia non importa) per vivere nel mondo serenamente deve imparare a gestirle, se questo non avviene il soggetto in questione sarà sempre vittima del turbinio interno che prova.
Facciamo un esempio: un cane quando vede un altro cane prova immediatamente qualcosa che lo porta ad avere una reazione dettata dall'emotività. Ma se questa emotività rimane allo stadio iniziale, quindi reagisce impulsivamente senza coordinare il proprio comportamento spesso il movimento che si manifesta è scomposto e disordinato. Pensiamo a quei cani privati di una buona socializzazione senza arrivare ai comportamenti di aggressività che sono l'estremizzazione della frustrazione (nella maggior parte dei casi), basta pensare ad un cucciolo! Il cucciolo vede un altro cane e subito inizia ad abbaiare, tirare al guinzaglio verso l'altro, magari si dimena o si alza sulle zampe posteriori, il respiro diventa affannoso e probabilmente aumenta la salivazione.
Questo esempio è quasi un classico: il suo comportamento manifesta gioia nell'incontro di un suo simile, ma l'emozione non è gestita dal soggetto e si libera attraverso il movimento senza essere coordinata adeguatamente. Quindi è facilmente comprensibile cosa accadrà in seguito: i due cani si incontreranno e l'adulto ringhierà al cucciolo per insegnargli a disciplinare la propria emotività.
Un altro caso, di altra natura, è la paura o la rabbia: anche queste sono emozioni "naturali" ma che vanno controllate correttamente nella loro espressione.
La rabbia non deve essere repressa, ma incanalata nella giusta direzione perchè nella sua esplosione altrimenti potrebbe travolgere tutto come una bomba atomica!
Quante volte abbiamo visto passando davanti ad un cancello un cane abbaiarci "contro" ed immediatamente dopo prendersi la coda e morderla? o mordere il compagno al fianco?
Bhè quella è aggressività ri-diretta, quindi rabbia di non poter mordere il passante che si scarica su qualcosa di raggiungibile.
Tutti hanno il diritto di esprimere tutto quello che sentono, ma bisogna trovare il giusto mezzo e la giusta modalità.
Per fare questo occorre però prima di tutto che al soggetto sia riconosciuta la possibilità di manifestare quello che sente nelle diverse circostanze e solo successivamente aiutarlo a capire la strada migliore sulle modalità adeguate.
Credo che le emozioni siano il motore di ogni individuo. Le emozioni fanno muovere gli individui, quindi se c'è movimento c'è per forza di cose comunicazione, se c'è comunicazione c'è relazione, se c'è relazione c'è la vita! Per questo sono fermamente convinta che nelle emozioni sia racchiuso tutto il senso della nostra esistenza, che per capirla e darle un senso dobbiamo capire le emozioni che proviamo.
Con questo intendo dire che il nostro cuore prova delle cose, ma che la nostra mente deve sempre intervenire per dare un senso al sentito per fare in modo che il nostro comportamento sia il più consapevole possibile.


(nella foto Blaise Pascal)

venerdì 15 luglio 2011

le emozioni



Mi sono progettata nella mente una piccola ricerca sul fantastico mondo delle emozioni.
Mi spiego meglio: vorrei cercare di capire l'importanza che rivestono nel lavoro che svolgo quotidianamente con i cani.
Bhè, a dire la verità è una ricerca completamente legata alla mia situazione attuale.
Sto cercando di capire che cosa siano, perchè mi sembra che siano il motore della vita, perchè alle volte non sono controllabili, mentre in altre circostanze riusciamo benissimo a gestirle e soprattutto che cosa le scatena e quanto condizionano la nostra esistenza.
Insomma sto cercando di trovare la cura alla mia anima ( se si chiama così) passando attraverso la lettura dei cani.
Ormai chi mi conosce sa che trovo più semplice confrontarmi con il mondo canino che non quello umano: se fossi in una tribù indiana il mio spirito guida sarebbe sicuramente un lupo.
Ho intenzione di rivolgere questa mia analisi ai cani per il semplice fatto che sono molto più spontanei di noi, sono sinceri, sono puri nella loro espressione che a sua volta è contaminata dal nostro mondo che ha bisogno di depurarsi attraverso il loro.
Sto cercando di capire attraverso di loro me stessa; sono fermamente convinta che i nostri cani siano lo specchio inequivocabile di noi stessi.
Quando noi soffriamo senza accorgecene basta guardarli; quando siamo arrabbiati e sconfortati loro sembrano aggredire chiunque; quando siamo contenti loro sono sereni...
Sono il mio filtro della realtà e alle volte mi dispiace, perchè si accollano dei doveri molto più onerosi di quello che dovrebbero.
Ma sono così: pazienti con noi, costanti, fiduciosi che prima o poi ci rendiamo conto della situazione nella quale li abbiamo buttati, lenitivi per tutte le ferite del nostro cuore.
Per questo ho deciso che l'unico argomento del quale voglio occuparmi ora per conoscere me stessa e specializzare il mio lavoro è il mondo delle emozioni e la capacità di esprimerle a livello NON verbale.

martedì 28 giugno 2011

Portare il Rottweiler in aula al master S.I.U.A.

( Paola a casa in relax)


Domenica e lunedì sono stata al master S.I.U.A. con Paola e abbiamo dormito via! che emozione!

Adoro condividere pienamente la mia via con i miei cani.
E alle volte è un sacrificio anche per loro.
Soprattutto quando stiamo via da casa un paio di giorni, in aula con tanti cani e tante persone.
Ma Paola è stata super anche in questo, anche se si vedeva la sua perplessitudine.
Perchè non torniamo a casa come sempre?
E' stata la nostra prima esperienza fuori casa in albergo e all'inizio l'ho vista disorientata.
Per questo, una delle prime cose che insegno ai cani, è il lavoro sulla copertina.

Lo conosci già?
Semplicemente è un ancoraggio emotivo.
Il cane individua nella sua coperta, nella sua cuccia o anche nel suo trasportino, un luogo di calma e di tranquillità.
Dove può rilassarsi e dormire indipendentemente da dove si trovi.
Vedi anche tu la sua funzione molto utile?
Praticamente il cane può imparare a dormire tranquillo in ogni luogo e torna molto comodo se sei una persona che viaggia col proprio cane.
A questo proposito, ho portato la cuccia morbida di Paola.
Lei non ha bisogno di stare in kennel.
Quando le ho sistemato il suo cuscino in angolo tranquillo della camera e ha visto che anch'io mi mettevo tranquilla sul letto, si è messa giù tranquilla anche lei a riposare.

Questo mi piace molto di lei: la capacità di osservare ed imitare.


Anche in aula ha fatto così tantissime volte: magari qualche cane partiva ad abbaiare o qualcuno le passava vicino alla copertina quando era sdraiata a coricare, ma lei sempre guardava quello che facevo io. Se stavo nella stessa posizione a scrivere o ad ascoltare l'insegnante, allora lei nemmeno si alzava.
Se mi sedevo, ma non mi toglievo il marsupio faceva fatica a mettersi giù, perchè voleva dire che saremmo rimaste poco.
Anche quando si è messa a dormire troppo in mezzo al passaggio, ha capito da sola di venire sui miei piedi perchè lì non l'avrebbe disturbata nessuno ed io non le ho mai detto di spostarsi!
Questa sua capacità di capire le circostanze mi apre il cuore tutte le volte e mi insegna sempre tanto. 
Soprattutto lei mi insegna la pazienza, la tolleranza e che la sicurezza in se stessi non è aggressività nei confronti del prossimo.
Sicurezza in se stessa ed equilibrio: quando si trova in difficoltà guarda sempre quello che faccio, ma non per questo si può dire di lei che tentenni. 
Credo che avere dei dubbi sia segno di intelligenza e non di insicurezza, chiedere il permesso di fare qualche cosa è segno di grosso rispetto, di maturità, di fiducia e di una buona intesa.
Facciamo un esempio: lei incontra un cane che le sfugge e che non vuole farsi annusare.
Per lei è "inaccettabile", ma ora sarebbe meglio dire "era inaccettabile", perchè ora guarda quello che le dico e se le chiedo di venire con me adesso lascia stare e ce ne andiamo felici insieme.
Lei è sicura di se stessa, come sempre, come quando l'ho conosciuta e il fatto che mi guardi e che decida di seguirmi è per me motivo di grande gioia, perchè vuol dire che mi tiene in grandissima considerazione e stima.
Per questo stiamo bene in tantissime situazioni, perchè io ho imparato a conoscere le situazioni che potrebbero metterla a disagio, ad esempio quando è stanca so che non vuole attorno cani che si muovano troppo o le danno fastidio i rumori forti, so che quando è stanca vuole solo tranquillità e quindi cerco di non esporla troppo di modo che non debba "incavolarsi" troppo ed essere eccessiva.
Ma allo stesso tempo lei è collaborativa nella relazione si lascia guidare nelle situazioni di modo che ci sia sempre equilibrio e mai tensione tra di noi, di conseguenza nemmeno nella relazione con l'esterno.
Insomma: i 2 giorni di corso insieme sono stati rigeneranti! abbiamo addirittura imparato ad usare il clicker per toccare un oggetto!!!


mercoledì 15 giugno 2011

In area cani: socializzazione di due Labrador




Può capitare che in area cani si facciano anche buoni incontri!
Molte volte ho scelto di fare lezione proprio al parchetto, perchè l'imprevisto è vero che non è calcolabile, ma è proprio la simulazione migliore di ciò che potrebbe accadere nel quotidiano, non vi pare?
Spesso su piccole difficoltà di carattere o per fare qualche verifica durante il percorso educativo ho deciso di lavorare proprio in area cani.
Oggi abbiamo incontrato un Labrador maschio adulto con il "nostro" educando Labrador maschio giovane, ma non cucciolo, il risultato si vede dal video.
Nessuna rissa anche se la partenza dell'incontro è stata gestita nel peggiore dei modi da parte dei proprietari: i cani si incontrano sul cancello, uno è legato e l'altro gli va incontro come una furia, nessuno ha il richiamo, i proprietari non accompagnano i loro cani...insomma tutto ciò di sbagliato che non si deve fare in realtà è stato fatto, ma i cani se la cavano alla grande!
Quando i retriver si incontrano nella socializzazione dobbiamo stare attenti all' alto livello di attivazione emozionale, che spesso, se non sono stati seguiti adeguatamente, non gli permette di gestire bene i propri movimenti e si perdono tanto della comunicazione più fine che gli aiuterebbe a non cadere in scontri accidentali.
Ciò che invece gioca a loro vantaggio è che sono talmente tanto socievoli che la voglia di stare insieme gli fa superare anche la comunicazione "sgarbata".
Se invece di un altro Labrador avesse voluto entrare un cane di una razza diversa sarei intervenuta in altro modo, perchè sono pochi i cani che tollerano una tale invadenza e che reagiscono male di conseguenza.
Quando programmate una sessione di socializzazione cercate di programmare anche se state improvvisando!

martedì 14 giugno 2011

come effettuare degli incroci corretti



Dopo i primi passaggi al guinzaglio siamo ormai giunti al momento in cui incrocio degli "imprevisti": altri cani o altre persone, auto, biciclette, passeggini...come faccio?



In primo luogo, per non avere eccessive difficoltà dovrò essere certo di avere dato al mio cane una buona socializzazione e che quindi il tirare sul guinzaglio non nasconda un deficit di conoscenza e di esperienze positive; in secondo luogo dovrò aver ben chiari i segnali comunicativi da mandare al mio cane ed infine dovrò conoscere alla perfezione quali sono le distanze che preferisce tenere rispetto a quell'estraneo che incontriamo sul nostro cammino.



Sembra tutto molto complesso, in realtà il guinzaglio lungo mi sarà di enorme aiuto, perchè potrò dare al mio cane la possibilità di scegliere come e se affrontare la novità e soprattutto avrà lo spazio per comunicare correttamente tutte le sue intenzioni! Togliamo il mito che quando incontriamo un altro cane dobbiamo tirare e accorciare il nostro guinzaglio, anzi è proprio il momento di dare tutta la lunghezza! per questo bisogna conoscere un minimo la comunicazione "canina" per avere almeno una vaga idea di che cosa stia per succedere e sapere quali sono le distanze dall'estraneo che il mio cane vuole tenere.

Il cane della foto non amava avere troppo vicino al tri cani e bambini, ma con una comunicazione chiara da parte mia non ho mai avuto problemi: quando incontrvamo l' "incognita" mi mettevo sempre in mezzo tra lui e l' "altro" e riuscivamo a passare anche su marciapiedi stretti ed affollati.

A lui piaceva sentire che non aveva bisogno di affrontare tutto da solo e siamo riusciti ad andare a passeggio tranquilli per tanto tempo, al bar in mezzo alle persone, al bar del parco, seduti a leggere su una panchina... avevo notato che il comportamento aggressivo non si manifestava se io ero attenta ai suoi disagi, se sapevo muovermi correttamente e se aveva la possibilità di tenere una 20tina di metri dagli altri cani.

Certo in centro città sembra complesso, infatti la proprietaria si sentiva più sicura nel fargli indossare la museruola, in pratica mi sentivo molto tranquilla che preso nel verso giusto non avrebbe mai fatto del male: infatti è stato aggredito da un altro cane, libero, senza motivo, sotto casa, ma anche questo non l'ha sconvolto, abbiamo solo dovuto rivedere ancora di un paio di metri le distanze di tolleranza...ma questa è un'altra storia.

P.S. ero ancora solo una dogsitter...

venerdì 27 maggio 2011

i giochi per la mente




Ho trovato ottimo questo libro per far muovere la mente del cane, 
per fargli scoprire tante nuove abilità sia del corpo sia intellettive.


Ottimo per rafforzare le capacità relazionali tra cane e proprietario.


Inoltre interessante perchè vario nelle tipologie di attività ludiche, di materiali e di situazioni.



i giochi di naso




Ho trovato questo libro molto divertente, inoltre è semplice ed accessibile a tutti i proprietari che intendano "fare" qualcosa col proprio cane.


Ci sono racchiuse attività adatte alla passeggiata, in casa o in giardino, per insegnare tante abilità differenti, per dare sicurezza....o semplicemente per passare il tempo in modo piacevole col proprio cane.


Dal naso del cane passa conoscenza, esperienza, memoria e collaborazione col proprietario, autostima e sicurezza, il loro naso è una componente essenziale nella loro vita che non va dimenticata e trascurata, ma anzi rafforzata e rinsaldata.

Paola va in città

La scorsa settimana ho portato Paola in città!
chiaramente non siamo andate nel centro più caotico, ma nel quartiere residenziale dove è meno trafficata.
Che spettacolo! vabbhè, ormai si sa che al guinzaglio non siamo tanto brave, ma appena è scesa dall'auto aveva tutto da fiutare e scoprire.
Sul marciapiede le prime difficoltà: le biciclette! cosa sono? le vede spesso quando usciamo qui da noi perchè è un percorso di allenamento per chi di ciclismo se ne intende, ma quelle in città le puntavano dritte contro! è stata bravissima: si è messa a fianco a me e mi ha lasciato affrontare questi mostri...
Un'altra stranezza era una feste di bambini nel cortile della parrocchia. Anche a casa ci sono bambini, ma vogliamo mettere 2 soli in confronto a una festa? si è fermata a guardare, dal cancello, tutti che correvano, che urlavano, le mamme che gridavano ancora più forte, i palloncini che volavano, le palle che rimbalzavano da tutte le parti....e lei guardava: golosa di scoprire e di caapire cosa stessero facendo. Poi credo che la cosa più strana di tutte fossero i cani incavolati da dietro ai cancelli che abbaiano a quelli che passano fuori o forse la cosa più strana è che non ci sono i prati e che per stare liberi bisogna andare in un recinto...
Dopo circa 20 minuti siamo andate all'area cani e si è coricata all'ombra esausta...
Mi ha toccato il cuore vederla così saggia, paziente e riflessiva, nonostante i suoi anni e nonostante un passato che non conosco.
Lei è l'essere vivente più coerente con se stesso che io abbia mai conosciuto: lei è sempre se stessa.
Per me è sempre un esempio.

mercoledì 18 maggio 2011

socializzare Dorian

Il "mio cane grande" è tornato ad una giornata di master questo mese, dopo la famosa esperienza negativa, dopo che abbiamo iniziato ad usare la museruola.


Poveretto, ha dato veramente il meglio che ha potuto, ma credo di avergli chiesto veramente tanto.


C'è stata una collega ed amica, che mi ha fatto notare grandi miglioramenti da parte sua rispetto al corso educatori, più tranquillo e posato e soprattutto è lampante che ora riesco a lasciarlo libero anche in mezzo ad altri cani: sia con la museruola sia senza.


In realtà la uso a seconda delle situazioni che si presentano: non l'abbiamo usata subito appena arrivati, perchè avevo visto una situazione con un cane che secondo me richiedeva "tutto" se stesso ed infatti il cane gli è arrivato dritto contro e lui ovviamente senza esagerare gli ha fatto capire che non era l'atteggiamento corretto da tenere...


Invece l'abbiamo usata per incontrare altri maschi presenti nel gruppo del master, perchè vedendoli fare i moduli precedenti mi erano parsi molto equilibrati e ho pensato che nagari potesse imparare un tipo di socializzazione e di comunicazione differente.


Bhè...almeno è entrato in contatto con loro, anche se devo dire che non ha proprio imparato quello che avevo in mente....


Con altri so che invece non c'è nemmeno la possibilità che si confronti fisicamente: ad esempio piccole o medio/piccole taglie ha imparato che non vale la pena nemmeno avvicinarsi; grandicelli dai 5/6 anni in su ha capito che anche con loro non c'è bisogno di essere così tanto "scontrosi" ed anche con maschi castrati non ci si mette a discutere.


Alla fine rimangono ancora fuori da un approccio tranquillo ed educato maschi coetanei, perchè anche con i più giovani non ha da ridire, e di pari taglia.


Tutto sommato ritengo che il lavoro fatto sulla socializzazione abbia dato grandissimi risultati e grandi soddisfazioni, sto cercando di convincermi che utilizzare la museruola su di lui sia in realtà cercare di aprirsi a nuove e tante possibilità in più che altrimenti non avremmo, perchè parliamoci chiaro: io so che non morde e che ha un ottimo autocontrollo anche quando si "scontra" con quei maschi che rientrano nella categoria "antagonismo/competizione", ma quale proprietario rispettoso del proprio cane lascierebbe tranquillamente la sua bestiola libero di incontrare un altro cane che ha questi atteggiamenti?
Cerco di mettermi nei panni di quei proprietari che hanno il proprio cane che ormai ha raggiunto un buon equilibrio e perchè dovrebbero "fare da cavie" al mio che invece ancora deve imparare?
Per questo mi sono sentita quasi in dovere di dare a tutti un pò di garanzie sullo svolgimento dell'approccio attraverso questa strategia.
Non è facile, come dice sempre il buon Ivano Vitalini, trovare dei figuranti per un Cane Corso, anche se equilibratissimo e affidabilissimo e allo stesso tempo non è facile per me accettare l'idea di deprivarlo della possibilità di imparare.

sabato 23 aprile 2011

RIPRESA dopo l'aggressione. Cane Corso socializzazione al parco.

Finalmente ci siamo: e ce l'abbiamo fatta!!! ci siamo ripresi dopo l'incidente "ciarplanina"!!!!
Ti ricordi quando ti ho raccontato che Dorian mi ha salvato la vita da due Ciarplanina?
ho descritto tutto sempre in questo blog-------

Giovedì Dorian, mio marito ed io siamo andati da un bravissimo istruttore, Ivano Vitalini.
Già ci conosceva prima del fattaccio.
Lo stimo tantissimo fin da quando lo vidi al lavoro durante il mio corso educatori.
Siamo andati da lui per poter valutare se ci fossero conseguenze e rimasugli di aggressività post traumatica da stress verso altri cani o anche persone.
Siamo andati al parco di Monza, il parco recintato più grande d'Europa, dove ci sono tantissimi cani liberi, biciclette, bambini, automobili e persino cavalli.
Ho pensato di usare la museruola, anche perchè credo che un Cane Corso abbia molta più libertà in questo modo, diciamo che a colpo d'occhio le persone si preoccupano di meno e quindi il cane ha la possibilità di fare tante esperienze in tutta tranquillità.
Infatti tutto è andato super bene.
Ha relazionato con altri cani, maschi e femmine, grandi e piccoli, si è fatto coccolare da una signora ed è stato a gironzolare libero per tutto il percorso.
Ero molto più che felice, non mi sembrava vero di poter vedere il mio amico senza ombre del passato, tranquillo e a dire il vero molto più maturo e riflessivo del solito.
Sembra proprio tutto finito.
Sono molto orgogliosa di Dorian e della relazione che abbiamo costruito.

E' successo anche a te un brutto episodio che pensi ti abbia lasciato il segno?

mercoledì 13 aprile 2011

Amicizia cane bambino



              Amo profondamente questa foto, 
              racchiude tutto il mio mondo

Tutte le volte che la guardo sorrido, perchè so che ho fatto le scelte giuste, perchè so che il mio impegno è valso a tutto questo.
Nessuno ha chiesto loro di mettersi così, è stata una loro scelta.
Dorian era a terra e mia figlia si è messa vicina a lui per raccontargli una storia e trascorrere con il suo amico un momento piacevole.
A lei piace tantissimo imitarlo e condividere con lui le sue scoperte, i suoi giochi e anche le sue merende!
Cane e bambino possono essere amici?
Dipende da noi genitori, da noi proprietari: responsabilmente dobbiamo fare le scelte giuste.
E responsabilmente dobbiamo avere la consapevolezza della situazione e valutare momento per momento se tutto procede con tranquillità o se invece ci sono criticità da sistemare, in quel caso scegliere un buon educatore che sappia aiutarci.
Dobbiamo osservare tutti i segnali del nostro cane, non sottovalutare e nemmeno amplificare.
Quando abbiamo cani e figli che convivono l'attenzione deve essere alta, ma senza ansia.
La ricerca dell'equilibrio forse è la cosa più difficile, ma sicuramente quella che nel tempo darà più risultati. 


martedì 12 aprile 2011

Conseguenze di un'aggressione parteIII

Ad oggi sono passate quasi 4 settimane dal terribile incontro con i ciarplanina e Dorian porta ancora dentro di se qualche segno. 
Abbiamo continuato il lavoro sulla museruola: qualche giorno fa sono riuscita a liberarlo per qualche minuto nel prato davanti casa, dove siamo andati a passeggiare da quando è arrivato qui. 
Non mi si muove da intorno. 
Anche oggi siamo partiti presto per fare una passeggiata piacevole sempre con la museruola e siamo stati fuori per circa un'ora. 
Non ama per niente indossarla, e posso anche capirlo.
Ha sempre avuto la sua strameritata libertà ed ora invece...
un passo alla volta.
Oggi, appena attraversata la strada ho lasciato subito il guinzaglio, per compensare il fastidio sulla museruola.
Serve anche a me questo tipo di lavoro: serve a tranquillizzarmi che tanto non può succedere nulla. 
Noto notevoli differenze dal prima ad ora: persone in lontananza sono un problema minaccioso e cani che abbaiano sono il terrore! 
Non sono mai stata favorevole alla museruola, ma devo ricredermi. 
Ci sta dando tanto come tipologia di lavoro. 
Che sia chiaro: quando lavoro con un cane cerco sempre la strada collaborativa, quindi tutto è comunicazione e ricerca della reazione. 
In questo caso non voglio bloccare il muso a Dorian perchè ho paura che morda il mondo senza senso, ma VOGLIO AIUTARLO a fargli capire che ci sono sempre io vicino a lui e che può delegare a me qualsiasi scelta di responsabilità. 
In realtà mi sono accorta che attraverso questo strumento lo sto aiutando a guardare come mi comporto nelle situazioni, cosa che era molto più difficile prima, perchè figuariamoci: un Cane Corso maschio nel pieno della sua forma fisica! 
non teme nulla! 
Facciamo un esempio, magari è più facile spiegare quello che stiamo vivendo. 
Questa mattina al rientro dalla passeggiata nei campi siamo stati costretti a passare davanti a un gruppetto di case. 
Oltre alla museruola, sto anche lavorando sugli esercizi di condotta, quindi ho chiesto al cane di mettersi "al piede" e tutto a posto, fin quando non ha sentito abbaiare da dietro un altro cane. 
Si è schiacciato giù, a indietreggiato, ma il fatto di non poter competere lo ha subito portato con l'attenzione su di me: sono rimasta tranquilla, non mi sono girata a guardare da dove venisse l'abbaio, non ho tirato sul guinzaglio e non ho nemmeno guardato Dorian, gli ho semplicemente detto "al piede" e siamo andati. 
La tensione è passata da sola, il problema non è stato enfantizzato, Dorian ha avuto conferma di seguirmi e siamo arrivati tranquilli fino a casa. 
Con questo non voglio dire che tutti i cani con la museruola saranno più propensi a riferirsi al proprietario, ma intendo dire che in questo modo ho tolto completamente la possibilità a lui di occuparsi di me e finalmente posso io prendermi cura di lui ed aiutarlo a non preoccuparsi per niente.

mercoledì 6 aprile 2011

conseguenze di un' aggressione II parte. Insegnare la museruola.

Da quanto è successo al povero-piccolo-cane (Dorian) ormai sono passati circa 10 gg. ma ancora non ha ripreso completamente il suo stile di vita abituale. 
Il confine della sua irritabilità, vigilanza e tolleranza è veramente molto sottile. 
Ci sono cose che prima riusciva a gestire correttamente, come forme di gioco abbastanza provocatorie, estranei in casa, persone in lontananza, mentre ora tutto è amplificato e problematico. 
Ancora non è tranquillo ne in passeggiata ne in casa: preferisce dormire da solo giù nello studio dove lavoro e quando usciamo al guinzaglio mi sta vicino, vicino e quando si comporta così so che è preoccupato per qualche cosa! 
Dopo essermi arrabbiata tanto per la situazione che si è creata e per le attività che avevo impostato con lui che ora devono essere sospese, mi sono ripresa: ho smesso di essere semplicemente la sua proprietaria ed ho deciso di affrontare il percorso che dovremmo fare. 
Avevo già iniziato circa 2 anni fa a lavorare sulla museruola ed oggi mi sono decisa a mettergliela e a farlo camminare per qualche passo. 
Mi sono ricordata del lavoro fatto per insegnargli a farsi mettere l'antiparassitario e a farsi pulire le orecchie. 
Facevo queste operazioni prima di dargli la ciotola del cibo. Così ho fatto anche oggi: ho preparato le ciotole (anche quella di Paola) con lui presente, ho preso qualche crocchetta in mano e gli ho porto la museruola. 
Fin qui era già capace, perchè è da tanto tempo che lo faccio mangiare qualche mommino dentro la gabbia della museruola. Le ciotole erano sempre posate davanti a noi sul tavolo, ho chiuso i lacci e cercato di ignorare il più possibile le sue manifestazioni di disagio, con voce tranquilla ho preso le ciotole ed ho iniziato a chiamarlo per farlo camminare vicino a me per andare a mangiare. 
Ha esitato ad uscire dallo studio per attraversare un minuscolo pezzo di giardino, molto probabilmente per insicurezza, l'ho accarezzato ed incitato a seguirmi senza preoccuparsi di avere il muso chiuso, siamo arrivati a destinazione, gli ho chiesto di sedersi, ho tolto la museruola e gli ho dato da mangiare. 
Da ora in avanti prima di mangiare sarà sempre così. 
Mi ricordo che è stata dura anche insegnargli a farsi togliere le zecche: ho sempre avuto molta pazienza e ho SEMPRE insitito per avere la sua COLLABORAZIONE, perchè mi piace agire con il consenso del cane e attraverso la FIDUCIA. 
Così farò anche in questo caso: voglio che impariamo ad usare piacevolmente la museruola perchè non voglio dover rinunciare sempre a tanti momenti insieme per una difficoltà di gestione dovuta ad un trauma piuttosto profondo. 
Le mie riflessioni di questi giorni sono state in questa direzione: ogni individuo nel corso della vita è sottoposto ed esposto ad esperienze più o meno negative, che lasciano dei segni più o meno profondi. 
Ma per questo non bisogna rinchiudersi in se stessi senza poter osservare qual'è la realtà: questo voglio poter dare a Dorian, la POSSIBILITA' di stare nella realtà e la museruola non è altro che uno strumento di CHANCE. 
Ora devo riuscire a vedere le cose in questa prospettiva perchè è il mio amico e non voglio che si chiuda su di sè senza poter più vivere insieme.

martedì 29 marzo 2011

pastore di ciarplanina


Conseguenze di un'aggressione di un cane sul tuo cane.



Conosci la razza del  pastore della ciarplanina?


Sono grandi, forti, massicci, e degli ottimi guardiani.

Purtroppo sabato sera abbiamo, Dorian ed io, avuto uno scontro con due esemplari di questa razza accompagnati, o forse sarebbe meglio dire aizzati, da un piccolo Jack Russell.

Eravamo nei colli di Bologna, non darò indicazioni più precise, sarò buona! 
In un agriturismo vicino alla sede del master S.I.U.A. che stiamo frequentando.

Così, alla sera prima di cena facevamo la nostra passeggiatina, quando nonostante fossimo nel cortile dove alloggiavamo, siamo stati investiti da questi due grossi bestioni che mi puntavano dritto contro. 
Dorian me li ha scansati di dosso ed è riuscito a mandarli via riportando solo qualche strappo in un orecchio, ma il suo danno morale è molto molto più grande.

Il giorno dopo non gli è stato possibile stare a contatto con la gente, non riusciva a stare in aula perchè tutto gli sembrava minaccioso, non voleva relazionarsi con gli altri cani.

Si è chiuso in se stesso, macinando da solo l'esperienza e non riuscendo più a concentrarsi su niente di diverso dalla difesa.

Purtroppo l'attacco subito è stato durante un piacevole momento di passeggiata e molto improvviso, per cui ora lui non abbassa mai la guardia.

Anche ieri sera cercava di tenere lontano da se Paola, che lo guardava stranita senza capire come mai lui le ringhiasse contro quando lei si avviciniva a me.

Sono dispiaciuta immensamente per il mio carissimo amico, spero di aiutarlo a rilassarsi e a capire che il mondo è ancora bello come prima, che non c'è bisogno di guardarsi sempre alle spalle, che di me può fidarsi.

So per esperienza, che dopo un'aggressione di un forte impatto, si rimane turbati ed è facile pensare che sarà sempre così. So quanto è difficile recuperare la fiducia negli altri, ma so anche che se riusciremo ad uscire insieme da questa brutta storia, saremo ancora più forti e più legati di prima.

Mi dispiace immensamente, perchè so che sarà una prova dura per Dorian da superare: ri-imparare la bellezza di stare al mondo, ma ora sono veramente pronta per aiutarlo e farò tutto quello di cui c'è bisogno.

Mi ha salvato da una gran brutta situazione e il minimo che possa fare per lui è capirlo ed ascoltarlo.