giovedì 29 marzo 2012

la Base Sicura

LA BASE SICURA

chi è?
Nel XX secolo abbiamo assostito ad una vera e propria rivoluzione della psicoanalisi, mentre prima si pensava che prendere in braccio un bambini che piangeva fosse dargli un vizio, da quel momento si iniziò a pensare che fosse invece il gesto più adeguato ad una richiesta...
Bowlby osservò che il legame madre/figlio non era solo a livello nutritivo, ma che era composto da molteplici componenti emozionali ed emotive, quindi perchè una madre dovrebbe lasciar piangere un neonato che richiede cibo ma soprattutto affetto e accudimento?
Allora cerchiamo di analizzare in questa prospettiva il legame che dovrebbe instaurarsi tra un cane ed il suo umano, anche perchè le considerazioni degli studi fatti comprendevano bambini, ma anche cuccioli di macachi! quindi noi mammiferi funzioniamo in questa direzione, quindi anche il cane è un mammifero sociale (ben diverso da un gatto, che instaura relazioni in altro senso e direzione).
Alla luce di questa riflessione mi sembra evidente che sia ormai sorpassato il concetto di padrone e del cane che deve ubbidire....
Quando portiamo a casa un cucciolo dobbiamo cercare di essere la sua base sicura secondaria, in alternativa alla sua vera mamma. E dovremmo cercare di immaginare cosa farebbe la vera mamma in tutte le situazioni che il cucciolo sta affrontando, quindi cercare di essere per questo esserino un punto di riferimento solido, coerente e di valido supporto alla crescita esperienziale.
Quando guardo le vecchie fotografie di Dorian mi rendo conto di tutta l'energia che ci è voluta per costruire fiducia, affidamento, sicurezza, e libertà di espressione...mi rendo anche conto di quanto siano stati importanti i primi mesi, perchè è nei primi 8 mesi che si instaura un buon legame di attaccamento ed è fino ai 2 anni (circa) prima che si completi definitivamente.
Per cui la relazione è da costruire nel primo periodo educativo per poter essere equilibrata e solida nell'età adulta.
Un cucciolo, bambino o meno, costruisce la propria idivindualità nel periodo di attaccamento, quindi è un gran peccato sentire certi proprietari dire "è ancora cucciolo, glielo insegnerò più avanti" o ancora frasi del tipo "tanto ormai ha 1 anno, non impara più".
In fin dei conti c'è apprendimento laddove c'è benessere mentale e fisico, quindi laddove il soggetto insicuro del mondo circostante può trovare un punto di riferimento equilibrato, protettivo e accogliente.
Molto spesso il problema più denunciato è che il cane non torna al richiamo, che scappa dal giardino, che abbaia se esposto a situazioni nuove, che non si relaziona con nessun altro (cani e persone)...ma quasi sempre è un attacamento inesistente e una base sicura inesistente.
Spesso mi sono resa conto che i cuccioli che accogliamo nelle nostre case non hanno mai potuto sperimentare nessun tipo di base sicura, nemmeno nella loro madre: o perchè tolti troppo presto, o perchè a loro volta le madri non hanno avuto una base sicura e quindi non sono in grado di esserlo per i loro piccoli, o perchè una volta arrivati a casa sono stati messi immediatamente in giardino soli per ore....
Non sto criticando nessuno, sto solo riflettendo su quanto sia importante dare al cucciolo una buona partenza perchè possa costruirsi un Sè solido, aperto e fiducioso e per poter assaporare appieno della relazione con il cane, che essendo un animale molto, molto, molto più sociale di noi risente ancora di più del deficit della relazione....ma in realtà la mia riflessione è sempre riportata ai miei cuccioli....penso, li guardo, li studio per cercare di capire se la loro base è stata sufficientemente sicura e in questa riflessione devo ringraziare ancora una volta i cani e uno in particolare, che mi ha fatto aprire gli occhi su quanto il legame afettivo sia importante nella vita di un mammifero, di quanto dia gioia di vivere, voglia di conoscere e di esplorare, di quanto sia importante per avere fiducia in se stessi e negli altri....
Grazie amico caro per essere tutto questo e scusa se ti ho dato in troppe occasioni impegni che non meritavi, ti voglio immensamente bene e sarai per sempre il mio punto gravitazionale

lunedì 19 marzo 2012

La socializzazione del Cane Corso: utilizzo della museruola



Dorian, Cane Corso



Questo week end ho deciso di andare al corso educatori S.I.U.A. insieme a Dorian.

Per me è un piacere enorme poter condividere con lui dei momenti della mia vita, è una soddisfazione che possa venire con me il più possibile, ma so anche che cosa significa dover affrontare e soprattutto che cosa significa per lui.
Normalmente il Cane Corso, come tantissimi altri molossi, ha un profilo caratteriale diffidente e chiuso: che cosa vuole dire?
Il DNA ha scritto nella sua storia che il mondo è potenzialmente pericoloso, che sicuramente le persone che incontrerà vorranno fare del male a me o a lui, che i cani che incontrerà sono degli antagonisti e dei rivali da sconfiggere, che se ci fermeremo in posto questo andrà presidiato contro gli invasori, insomma tutto il suo essere è predisposto alla difesa.
Bisogna porre un occhio di riguardo alla selezione che è stata fatta nei secoli dei pesanti mastini: erano armati di tutto punto con corazze ed elmetti e lanciati in avanti contro i nemici a cavallo, di modo che passandovi sotto la pancia potessero squartarlo e far cadere il cavaliere.
Sono stati cani robusti, dei veri combattenti e soprattutto agivano da soli sotto l'invio del proprio compagno umano che veniva dopo che l'azione si era già avviata.
Direi che secoli di storia non posso cancellarli con l'educazione soltanto! 
Posso solo cercare di mostrargli il lato migliore della vita, imparare ad apprezzarlo e dargli la garanzia che quando dovremmo affrontare i "peggiori" momenti io saprò indicargli la strada migliore.
Bene, quindi sabato mattina siamo partiti carichi di buone intenzioni e ci siamo buttati in una realtà confusa, urlante, rumorosa e movimentata agli occhi di Dorian.
Alla mattina tutto è andato benissimo: si è relazionato con altri cani, ha fiutato tutto in giro, è venuto un pochino in aula, ma non troppo per potersi riposare. 
Al pomeriggio già accusava troppa stanchezza, alla sera era uno zombie.
Quando è stanco e sotto pressione invece di rilassarsi si innervosisce e inizia ad eccitarsi sempre di più, a chiudersi e mette in atto il comportamento meno riflessivo.
E' ovvio, che con tutto il suo bagaglio di storia sulle spalle se è stanco non può mettersi sotto la prima ombra e dormire! 
Se il suo trisavolo avesse fatto così durante una battaglia non si sarebbe certo riprodotto...ma vorrei fare capire a Dorian che le guerre puniche sono finite da un pezzo...
Quindi ce ne siamo ritornati a casa alla sera: lui esausto ed io dispiaciuta per i suoi atteggiamenti troppo primitivi e inadatti all'ambiente che stiamo vivendo oggi.
Una volta avrei deciso di lasciarlo a casa il giorno seguente, ma durante il rientro, in macchina, da sola, ho pensato: oggi si è divertito, relazionato e poi la cosa è andata decrescendo fino a che è arrivato stanchissimo, stressato ed emotivamente carico si sensazioni negative.
Lasciarlo a casa sarebbe stato come fargli macinare quelle sensazioni e quel ricordo che la vita pubblica e relazione è difficile, brutta, competitiva e soprattutto pericolosa!
Quindi, nonostante la mia stanchezza, i suoi timori e le mie fatiche ho deciso di riportarlo in mezzo agli altri e metterlo nelle condizioni di NON essere il combattente che esce per affrontare il nemico.
Siamo ritornati al corso e la mattina abbiamo fatto una passeggiata insieme senza cani e mi sono accorta che non riusciva a bere, a fare la pipì, a fiutare, che aveva la testa completamente assorbita da quello che avrebbe potuto succedere, anticipava emotivamente.
L'ho rimesso in macchina, sotto l'ombra e sono andata a fare il mio lavoro di tutor al corso educatori, ho aspettato che si calmasse e soprattutto che gli passasse dalla testa che "doveva" per forza stare in mezzo a tutti.
Sono andata a riprenderlo verso la fine della mattina e quando l'ho visto più sereno l'ho liberato in mezzo agli altri.
E' stata una GIOIA: è andato a conoscere gli altri cani e si è relazionato benissimo, come di solito fa quando è sereno e riflessivo.
Socializzazione tra adulti, se iniziava ad esserci un pò di tensione veniva via, come gli ho insegnato a fare. 
Mi ha seguito tranquillo intanto che chiaccheravo con gli altri colleghi ed i corsisti, è stato insieme ad altri cani...tutto è stato bellissimo.
Vorrei precisare che quando lo lascio libero dal guinzaglio in mezzo a cani e persone gli metto la museruola.
Vorrei precisare anche che lo faccio soltanto quando conosco i cani presenti, perchè la museruola non deve essere uno svantaggio per lui di subire e nemmeno un vantaggio per gli altri di potersi approfittare.
Abbiamo fatto un percorso specifico per arrivare alla socializzazione utilizzando questo strumento, che non deve essere visto come inibitorio, anzi ma come un mezzo per ampliare le opportunità di relazione, che per un cane "forte" sarebbero poche.
Per lui nello specifico è un freno molto utile e costruttivo per esprimere il suo buonissimo carattere e le sue buonissime capacità relazionali, ha fiducia in me e nei momenti più critici sa che può chiedermi aiuto e sa che non lo metterei mai nei casini, sa anche che sono in grado di essere sempre presente e nel posto giusto, ma senza museruola si sente troppo capace di fare da solo. 
Abbiamo lavorato tanto sull'auto efficacia, sull' auto stima, sulle competenze, ma ha acquisito anche molta abilità nel sapersi gestire autonomamente e questo credo che sia tanto anche questione di DNA. 
Quindi adottare la museruola come strumento di mediazione vedo che sta dando buonissimi risultati: è molto più riflessivo nelle relazioni sociali perchè è consapevole di non avere a disposizione la bocca come alleata nelle soluzioni di pronto consumo.
Inoltre, la possibilità di lasciarlo libero in mezzo agli altri mi fa capire che cosa veramente gli va di fare e cosa no e con mia grande sorpresa mi sono accorta che va da tutti a farsi coccolare!
Nonostante mi ripeta tutti i giorni di osservare nel modo più obbiettivo possibile, mi rendo conto che alle volte basta introiettare troppo anche un semplice gesto per avere una visione di insieme completamente distorta.
Sono contenta di Dorian: mi fa crescere, mi fa guardare dentro, mi fa osservare e soprattutto mi fa amare la vita. 

giovedì 15 marzo 2012

Il guinzaglio e la comunicazione

Molto spesso si pensa che il guinzaglio sia il volante del cane, ma come le redini non fanno un buon cavaliere così il guinzaglio non è lo strumento che "conduce" il cane.
Quando andavo a cavallo e facevo la preparazione per le gare di salto ostacoli, la mia istruttrice mi ha insegnato per prima cosa che il cavallo si "guida" con le gambe e non con le mani.
Ci faceva fare un mini percorso con le redini allacciate sul collo del cavallo e le mani sui fianchi per farci imparare una pressione adeguata delle gambe per dare il giusto ritmo all'andatura del cavallo e ci faceva spostare il baricentro per farlo girare da una parte piuttosto che dall'altra.
Ora, quando devo insegnare ai proprietari ad usare correttamente il guinzaglio ripenso sempre a quell'esperienza personale: la passeggiata non può essere affidata e delegata completamente all'uso del guinzaglio!
Così, alle volte faccio legare in vita il guinzaglio ai proprietari o lo faccio togliere se vedo che serve loro per indirizzare il cane.
Sia il cavallo, sia il cane (ma anche tantissimi altri animali) sono in grado di leggere perfettamente ogni minima variazione del nostro corpo, quindi perchè non gestire la passeggiata usando il più possibile una buona comunicazione non verbale?
Dorian anche se mi sta quasi sempre davanti, sa se voglio andare a destra o a sinistra, sa se mi sto per fermare anche senza dirglielo verbalmente ad ogni volta: non è un mago!
Ma ogni volta che intendo cambiare direzione o andatura il mio corpo si predispone a farlo ancora prima che la mia testa abbia finito di pensarlo.
I cani osservano molto la direzione dei nostri piedi e delle nostre spalle; sentono il peso che si sbilancia da una parte o dall'altra ed intuiscono dove vogliamo dirigerci.
Inoltre quando intendiamo prendere una direzione il nostro sguardo vi si dirige per monitorare lo spazio che andremo ad occupare.
Quindi, questo mi insegna un'altra cosa molto importante: che se NON voglio che il cane vada in una direzione non dovrò nemmeno io nè guardarci nè tanto meno volgervi le mie spalle, perchè sarebbe come invitare il cane a partire in quella direzione.
Quando siamo al guinzaglio a mio avviso tutto è più complicato rispetto alla gestione in libertà, perchè bisogna essere molto chiari nella comunicazione non verbale e controllare molto bene ogni piccola variazione accidentale, cercando di provocare volontariamente quelle desiderate.
Facciamo un esempio: la scena classica del cane che tira al guinzaglio quando vede passare un altro cane.
Cosa si fa?
Per prima cosa bisogna considerare: che in quel caso c'è una grande frustrazione a livello di socializzazione, che provoca eccitazione, che a sua volta provoca una risposta comportamentale molto poco riflessiva;
oppure in secondo luogo, potrebbe esserci irritabilità per lo spazio individuale che si sente minacciato dalla presenza dell'intruso.
Ma ammettiamo che il cane non abbia problemi di socializzazione e non si senta minacciato: perchè dovrebbe comportarsi così?
molto spesso è dovuto ad una cattiva gestione del guinzaglio da parte del proprietario che non sapendo cosa fare inizia a tirare, urlare, strattonare, dare pacche sul muso...oppure l'altro stile di proprietario è quello che pensa che il suo cane ami stare con tutti e che tutti debbano amarlo e senza preoccuparsi dei segnali comunicativi butta il proprio cane con tutti!
IL GUINZAGLIO è COMUNICAZIONE: imparare a leggere il proprio cane; ad anticiparlo nelle mosse che pensiamo potrebbero creare situazioni problematiche (come questa analizzata); imparare a capire se sta o meno affrontando una situazione di difficoltà, come potrebbe essere passare vicino a strade rumorose o gruppi di ragazzini urlanti; imparare se preferisce tenere delle distanze di un certo tipo a seconda delle situazioni più o meno rilassate che si incontrano nella passeggiata; imparare a capire se al guinzaglio con noi ama o meno incontrare e conoscere altri cani....
La cosa fondamentale quando si esce al guinzaglio è di ricordarsi che, anche se al cane piace seguirci e ama la nostra compagnia, ha bisogno di rispetto della propria individualità.
Per cui è essenziale che per una buona riuscita di passeggiata serena e collaborativa ci sia una buona intesa comunicativa: sulle intenzioni, sulle direzioni, nelle situazioni critiche e nei momenti di relax.